La beffa della bora Chiuso il Pedocin

Aveva fortunosamente schivato la quasi totale chiusura dell’inverno. E invece adesso dovrà essere chiuso veramente. La sfortuna si abbatte sul celebre Pedocin. Ed è tutta colpa della Bora. È sempre lei che, quando arriva, fa, disfa e se ne va. Le forti raffiche infatti hanno divelto nei giorni scorsi parte della copertura in eternit del magazzino retrostante lo stabilimento balneare, facendo planare alcuni pezzi in particolare sulla spiaggia riservata al settore maschile.
A causa del vento che soffiava fino a 140 chilometri orari, si sono sollevate le lamiere del tetto dell’edificio (di proprietà dell’Autorità di sistema portuale ma in concessione ora a Italia navigando), che coprivano il materiale in amianto. Episodio che ha costretto il Comune a chiudere l’intera area balneare per precauzione fino a quando i lavori di bonifica non saranno terminati. Presumibilmente fino a marzo o ad aprile, così fa sapere l’ente municipale. Ma l'Autorità portuale, che ha già commissionato a una ditta autorizzata, la Cerbone di Trieste, i lavori di ripristino della superficie di ghiaia, parla di circa due settimane per l’esecuzione del cantiere. «Sempre che il meteo favorisca l'operazione, altrimenti bisognerà procrastinarli», sottolineano dall’Autorità portuale. A questo proposito infatti l’assessore alla Cultura e allo Sport Giorgio Rossi precisa: «Dopo aver fatto il sopralluogo quando è avvenuto il fatto, abbiamo constatato che era necessario pulire tutta l’area, con procedure che ne prevedono l’interdizione, durante la raccolta e lo smaltimento. Questi lavori devono essere eseguiti dall’Autorità portuale, ma non siamo in grado di garantire per terzi quanto tempo ci vorrà. Se i tempi sono due settimane, tanto meglio, per ora non mi esprimo su date certe di riapertura dello stabilimento, perché, se non le rispettiamo, la gente giustamente protesta. Appena ci riconsegnano l’area, riattiviamo il bagno». L’impresa comunque ha già rimosso immediatamente i grossi frammenti rinvenuti. «Ed è stata disposta la ricerca di eventuali residui sull’arenile - dicono sempre dall’Authority - in modo da scongiurare ogni rischio per gli utenti». L’Azienda sanitaria, che ha partecipato all’intervento, rassicura subito: «Non si tratta di un pezzo di amianto friabile bensì compatto quindi non c’è rischio per la salute". Il responsabile della struttura Igiene tecnica del lavoro del dipartimento di Prevenzione, Renzo Simoni, durante il sopralluogo avvenuto assieme anche alla ditta incaricata della bonifica, ha constatato che «il rilascio di fibre che emette questo materiale è estremamente basso». Lo stesso Simoni assicura che «il lavoro che vedrà all’opera la Cerbone è stato progettato in modo molto accurato. Sono state delimitate le zone dove sono caduti i pezzi grossi di amianto, ovvero nella parte riservata agli uomini - spiega ancora l’ingegnere del dipartimento di Prevenzione - per fare una ricerca approfondita, e poi verrà fatta un'analisi su tutta la spiaggia. Nella parte femminile verrà eseguita ugualmente in modo meno invasivo, perché non sono caduti pezzi grandi». Con una ricerca visiva e mediante utensili medio-piccoli verrà spostata la ghiaia. «Abbiamo diviso tutta la spiaggia maschile - continua Simoni - in piccoli lotti da cinque metri per cinque, che verranno vagliati dalla ditta e poi su ogni piccolo appezzamento interverremo noi dell’Asuits facendo dei campionamenti random per constatare che sia tutto a posto». Servirà molta attenzione perché i piccoli eventuali pezzi di amianto sono grigi come i sassolini della spiaggia e per questo è un lavoro molto stancante che difficilmente vede lavorare una persona otto ore di seguito. «Dobbiamo cercare tutto - sottolinea il responsabile dell’Azienda sanitaria -. Essendo un lavoro molto meticoloso, gli operatori si alterneranno spesso, perché dovranno vagliare con molta cautela ogni piccola porzione della spiaggia». Nonostante la bora sia tornata , i lavori dovranno continuare, sempre che il meteo non peggiori. «Se potremo aprire a marzo - conclude l'assessore Rossi - ben venga, anche perché in quel caso poi la stagione riparte normalmente, con il consueto orario primaverile che prevede l’accesso degli utenti quasi come d’estate e non sicuramente come d’inverno". E della Pro Senectute, che si era offerta di tamponare la gestione invernale, se ne parlerà a questo punto il prossimo anno. Gli aficionados del Pedocin, uomini e donne, dovranno dunque trovarsi un'altra spiaggia e rivalutare la riviera di Barcola per almeno un mese, se tutto va bene, perché il cartello “chiuso per motivi tecnici” rimarrà appeso per un bel po’ a quanto pare, finché tutta la zona non sarà più a rischio di essere infestata dall’eternit.
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