La Bisiacaria (per ora) resta senza la sua bandiera

La Bisiacaria per ora rimane senza un proprio vessillo. Il bando indetto dall’Associazione culturale bisiaca per dotare il territorio di un simbolo unitario e distintivo è andato tutt’altro che deserto, ma nessuno dei venti elaborati presentati ha superato l’esame della giuria.
A comporla erano lo storico e studioso del territorio Alfio Perco, il critico d’arte Luca Geroni e il grafico Livio Comisso, che hanno ritenuto che nessuna delle 20 proposte fosse idonea a diventare la bandiera della Bisiacaria.
Il motivo? In sostanza, i progetti arrivati non hanno tenuto conto della richiesta di riproducibilità su diversi supporti e sono stati inoltre giudicati non immediatamente leggibili.
Di conseguenza la commissione giudicatrice non ha ritenuto di premiare alcuna proposta. Fatta salva la libertà di espressione dei singoli autori o autrici, il bando dell’Acb indicava in modo chiaro le linee guida di cui avrebbero dovuto tener conto i progetti.
La proposta avrebbe dovuto innanzitutto essere simbolica della comunità bisiaca, riassumendo in sé quelle peculiarità che la rendano facilmente riconoscibile come rappresentativo del territorio, e avere riferimenti al patrimonio storico e culturale bisiaco. Sarebbero stati giudicati appropriati anche i richiami alla geografia o alle tradizioni locali.
L’unica parola ammissibile nel vessillo invece era “Bisiacaria”, mentre simboli, colori, figurazione avrebbero appunto dovuto essere facilmente leggibili anche a distanza.
A questo punto l’Associazione culturale bisiaca si riserva di riproporre il bando, che era stato varato in collaborazione con le Pro Loco di Fogliano Redipuglia, Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Sagrado, San Canzian d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Staranzano e Turriaco, il Circolo culturale e ricreativo don Eugenio Brandl e il Gruppo costumi tradizionali bisiachi (l’inventore dell’Inno ai bisiachi), Associazione incontri bisiachi, Società monfalconese di Mutuo soccorso.
L’Associazione culturale bisiaca ha aggiunto l’iniziativa a quelle, dalla carta d’identità bisiaca al dizionario bisiaco donato a tutti i nuovi nati nell’ospedale monfalconese di San Polo, messe in campo in questi anni per cercare di non disperdere la cultura e la parlata di un’area già di per sé ridotta e da oltre un decennio alle prese con importanti fenomeni migratori. Prima dalle regioni dell’Italia meridionale, ma anche dal territorio triestino, poi da Paesi stranieri anche lontanissimi.
Un’identità forte la Bisiacaria, prima Veneziana e poi asburgica, compressa tra il Friuli e Trieste, non l’ha mai avuta, ma l’Associazione culturale bisiaca si dà da fare per costruirla, senza demordere.(la.bl.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo