La caccia ai Pokemon sbarca fra gli edifici dell’archeologia industriale dell’era fascista

È Pokemon mania anche a Torviscosa. La cittadina è molto apprezzata dai mostriciattoli di Pokémon Go, il gioco per smartphone che è arrivato ufficialmente in Italia solo il 15 luglio, ma che è già...
Un momento del primo raduno fiorentino dei Pokemon go alla fattoria di Maiano a Firenze, 29 luglio 2016. ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI
Un momento del primo raduno fiorentino dei Pokemon go alla fattoria di Maiano a Firenze, 29 luglio 2016. ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI

È Pokemon mania anche a Torviscosa. La cittadina è molto apprezzata dai mostriciattoli di Pokémon Go, il gioco per smartphone che è arrivato ufficialmente in Italia solo il 15 luglio, ma che è già diventato virale. Pokémon Go si ispira al cartoon e ai video giochi degli anni Novanta, ma utilizza le ultime novità tecnologiche e in particolare la realtà aumentata. I giocatori devono muoversi nel mondo reale, geolocalizzare con il proprio smartphone i Pokémon virtuali e catturarli con la fotocamera. L’obiettivo è acciuffarne il più possibile e di tipo diverso, per ottenere il maggior numero di medaglie che variano in funzione della tipologia di Pokémon catturati. Per giocare è quindi indispensabile spostarsi fisicamente sul territorio e per avere la possibilità di incontrare Pokémon diversi è necessario giocare in orari e in luoghi differenti. Luoghi di incontro privilegiati sono le “palestre”, perché qui gli allenatori, cioè i giocatori più abili, vanno ad allenare i propri Pokémon. A Torviscosa ce ne sono almeno due e una di esse è localizzata nel piazzale dello stabilimento, intorno alla statua monumentale di Romano Vio dedicata alla memoria di Franco Marinotti. Numerosi sono invece i PokéStop, luoghi in cui i Pokémon stazionano abitualmente e che sono rappresentati spesso da edifici pubblici e monumenti storici. A Torviscosa sono PokéStop il teatro, il parco pubblico, la chiesa, ma anche altri elementi caratteristici della località. Perciò, se vi capita di vedere i ragazzi della Millennial Generation, vale a dire quelli nati più o meno dal 1990 ai primi anni 2000, seduti davanti al Cid o in giro con lo smartphone puntato contro le architetture della città di fondazione, non illudetevi, non è un improvviso interesse per l’arte contemporanea o per l’archeologia industriale, ma una caccia virtuale a Pikachu e compagni. Nelle mappe i “cacciatori” si trovano in corrispondenza del monumentale cubo di Romano Vio in piazzale Marinotti (davanti al Cid), oppure davanti al cosiddetto “orologio fascista” collocato nell’edificio adiacente alla caserma dei carabinieri.

Alfredo Moretti

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