La caccia al cinghiale sconfina e diventa “transfrontaliera”

TRIESTE Francamente, è ancora prematuro pensare a pattuglie “miste” di cacciatori italiani e sloveni per venire a capo della questione cinghiali. Però, un salto di qualità c’è stato: si è iniziato, quantomeno, a ragionare in maniera transfrontaliera sulla gestione di un fenomeno che colpisce l’area di confine, sia “di là” che “di qua”.
Nei giorni scorsi, si è svolto a Gorizia un importante confronto, il convegno “Caccia e biodiversità”, promosso dall’amministrazione provinciale, al quale ha partecipato l'assessore regionale alla Caccia e alle Risorse ittiche Paolo Panontin. «Sì, è stato un utile incontro - spiega Panontin - che ci ha permesso soprattutto di fare un confronto tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia. Sono emerse delle problematiche comuni, come ad esempio l’annosa questione dei cinghiali, sulle quali è evidente che possiamo ragionare assieme. Abbiamo capito, infatti, che non è poi così diverso il contesto con il quale ci confrontiamo».
In particolare, il dirigente del Direttorato caccia, pesca e foreste del ministero dell’Agricoltura sloveno, Jost Jaksa ha smentito che in Slovenia ci sia un ordinamento molto più permissivo riguardo la caccia al cinghiale. Anche nei boschi sloveni, infatti, l’attività venatoria nelle ore notturne con l’aiuto di luci e fanali è molto limitata, essendo ammessa solo in casi di particolare criticità. Ma la nostra Provincia (e la nostra Regione) e la vicina Repubblica sono accomunati anche da un preoccupante dato statistico: cala il numero dei cacciatori con l’inevitabile aumento dell’età media di chi, attraverso la caccia responsabile, deve provvedere all’equilibrio nell’ambito faunistico. La Provincia, dal canto suo, rammenta che «una gestione transfrontaliera della specie per la modulazione dei prelievi sia in termini numerici che di tempi ed orari, deve tener conto e non può esimersi da un confronto ed un lavoro che volga ad ottenere un’uniformità normativa e gestionale alla specie con la vicina Slovenia». ed è questa la strada che verrà intrapresa.
Panontin ricorda che l’amministrazione regionale nel luglio del 2015, dopo un’attesa di più di vent’anni, ha adottato il Piano faunistico venatorio, che è ora oggetto di due impugnazioni al Tar presentate da altrettanti diversi portatori d’interesse: i cacciatori e gli ambientalisti. «Sono sicuro che il Piano passerà con successo il vaglio del Tribunale, ma sono rammaricato per le complicazioni burocratiche e per i ritardi che potrebbero sorgere», dichiara Panontin, che si sofferma poi sul trasferimento di competenze dalle Province alla Regione previsto per il primo giugno. «A questo passaggio dovrà seguire una riflessione sul come alleggerire le funzioni gestionali in capo alla Regione».
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