La concorrenza slovena si abbatte su officine e carrozzerie

Il problema si sente maggiormente in provincia di Gorizia. Lettera di Federmotorizzazione alla presidente Serracchiani e al sindaco Romoli: «Incassi in calo. Occorre rivedere gli studi di settore»
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 05/07/2008 Saldi, Oscar Zorgniotti - Foto di Roberto Coco
Bumbaca Gorizia 05/07/2008 Saldi, Oscar Zorgniotti - Foto di Roberto Coco

Un crollo. Le officine e le carrozzerie isontine assistono impotenti ad un calo del lavoro senza precedenti. La situazione è talmente delicata che Federmotorizzazione, attraverso il vicepresidente regionale Oscar Zorgniotti, ha scritto una lettera molto circostanziata alla presidente della Regione Debora Serracchiani e al sindaco Ettore Romoli: un documento di 5 pagine che è una descrizione impietosa della situazione. «I riparatori, siano essi artigiani o officine interne alle concessionarie, soffrono per la mancanza di lavoro - annota Zorgniotti -. Molteplici sono i motivi: mancanza di vendita di vetture nuove; mancanza di liquidità da parte dei clienti (vengono posticipati interventi anche necessari per la sicurezza). Ma a pesare di più, nelle zone di confine, è la concorrenza spietata da parte dei colleghi sloveni e austriaci. Pur operando anch’esse in un mercato in forte crisi, le aziende confinanti si fanno forti della differenza di fiscalità a loro favore, di un costo della manodopera molto più basso di quello italiano, di un importo dell’energia che è inferiore del 30% rispetto a quello che affrontiamo noi e di un costo burocratico praticamente inesistente se paragonato all’asfissiante burocrazia italiana».

Un quadro, dunque, a tinte fosche. E c’è di più. «In particolare, a soffrre di più questa concorrenza sono le nostre carrozzerie. Infatti, è ormai prassi diffusa che le riparazioni, specialmente se rimborsate da assicurazioni italiane, vengano eseguite in Slovenia nelle zone di Gorizia e di Trieste».

Nel documento si sintetizza anche la fiscalità “di vantaggio” della Slovenia. Riguardo alle imposte dirette, “di là” c’è un’unica aliquota del 20 per cento. La formazione sulla sicurezza non costa nulla: nel Paese vicino è svolta in azienda dal datore di lavoro, pur dovendo rispettare un regolamento molto severo. Non ultimo, il costo dell’energia è inferiore di un buon 30 per cento.

Federmotorizzazione chiede, dunque, di convocare il tavolo regionale per gli studi di settore «per segnalare all’amministrazione finanziaria - continua Zorgniotti - la particolare gravità della situazione, specialmente per le imprese di confine, per le quali la crisi in atto viene accentuata dallo svantaggio competitivo nei confronti delle attività dei Paesi confinanti. Il tavolo regionale è la sede più appropriata pe discutere questi aspetti, affrontare e risolvere applicazioni penalizzanti degli studi di settore in situazioni particolari, difficilmente rilevabili a livello centrale (a Roma, ndr). Sarebbe opportuno chiedere all’amministrazione finanziaria uno specifico studio sui differenziali di fatturato e redditività basato sull’analisi comparata a livello regionale dei dati delle dichiarazioni dei redditi».

Secondo Federmotorizzazione, è necessario l’avvio di un’azione di sensibilizzazione dell’amministrazione finanziaria svolta parallelamente, a livello regionale, con il tavolo regionale e, a livello centrale, con la commissione di esperti alla quale partecipa il dottor Vento in rappresentanza della Confcommercio.

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