La crisi di Villa Ara tra spese e vandali

Costi di gestione sempre più alti. Atti vandalici contro le strutture. Piccoli furti negli uffici. E una disponibilità a fare volontariato che sta rovinosamente precipitando. Anche Villa Ara piange. Regge faticosamente l’urto, ma accusa i colpi inferti da un crisi di valori, prima che economica. La “secolarizzazione” ha sfregiato il volto di uno dei simboli più lieti dello sport giovanile di Trieste. Le parole del direttore di Villa Ara Giovanni Spina fotografano impietosamente una realtà molto diversa da quella di pochi anni fa. Spina puntualizza che le sue sono «osservazioni, non giudizi». Ma l’amarezza emerge nitidamente, sin da quando spiega che «dopo aver subito due furti in pochi mesi, siamo stati costretti a cambiare drasticamente alcune abitudini. Adesso chiudiamo le porte degli uffici a chiave, e non lasciamo neanche piccole somme nei cassetti. I due furti sono avvenuti a distanza di otto, dieci mesi l’uno dall’altro, qualche anno fa. Hanno rubato 500 euro in tutto». Ironicamente aggiunge: «È stato facile come rubare in chiesa».
I furti non sono l’unica novità degli ultimi anni. «In passato - continua Spina - i giovani che frequentavano Villa Ara aiutavano a gestire le strutture. Un tempo davamo ai ragazzi pitture antiscivolo e pennelli, e loro riverniciavano i campetti. Oggi, capita di registrare atti vandalici che restano anonimi. I canestri del campo di basket sono stati rotti cinque volte in due anni e mezzo. Anni fa c’erano molti volontari che ci aiutavano con interventi agli impianti elettrici e piccole opere di manutenzione. Adesso, ci dobbiamo arrangiare diversamente. I tempi sono cambiati per tutti, con tutte le conseguenze del caso». Ma quali sono le conseguenze? «Alla luce di quanto accaduto, un giro di vite è stato necessario. Qualche genitore denuncia la schedatura dei bambini che giocano a Villa Ara? Semplicemente dobbiamo sapere chi c’è, e capire come si comporta. È vero, c’è una tessera per chi frequenta le nostre strutture, che costa quindici euro all’anno. Si tratta di una piccola precauzione per tutelare tutti: sia i proprietari della struttura, quindi i gesuiti, che i ragazzini».
Ma il vero nodo gordiano è quello legato ai costi di gestione. A farne le spese, secondo alcuni genitori, la storica società Cgs, in odore di sfratto da Villa Ara. Spina respinge le accuse, e argomenta: «Da oltre cinquant’anni i padri gesuiti promuovono a Villa Ara tutte quelle attività religiose, formative, culturali, sociali, assistenziali, sportive e ricreative utili alla costruzione di una società fondata sul pluralismo e sulla gestione sociale. Il Cgs è uno dei polmoni di Villa Ara, ma dobbiamo tutti imparare a convivere con la realtà. Un campo sintetico ha una vita media di sette, nove anni. Abbiamo scelto una mescola di cocco, evitando materiale industriale potenzialmente pericoloso. Altri campi sintetici usano materiali diversi, ma noi non prendiamo neanche in considerazione l’ipotesi di risparmiare per mettere a rischio la salute dei bambini. Molti anni fa qualcuno sosteneva che l’amianto non facesse male. Abbiamo imparato, a nostre spese, quanto drammaticamente errata fosse quella valutazione. Il nostro è un campo di primissimo livello, che implica spese di gestione non trascurabili».
Spina affronta il tema dei costi del campo. «L’affitto di Villa Ara è il più caro di Trieste? Dobbiamo essere molto chiari- scandisce il direttore -. Il nostro non è un campo comunale. Non ci sono costi sostenuti direttamente dal Comune. Sommando utenze, acqua, luce e gas, spese per il personale e accantonamenti per la manutenzione, il nostro campo ha costi vicini ai 36 euro all’ora. Al Cgs, che gioca a Villa Ara 380, 420 ore all’anno, noi ne chiediamo 24 all’ora, Iva compresa. Chiediamo un affitto annuale di 11mila euro? Non ricordo l’importo esatto, ma assicuro che non copre le spese. Saremo costretti ad aumentare l’importo? Sono sicuro che troveremo una soluzione. Villa Ara e Cgs sono unite da un legame strettissimo, l’intenzione di rinsaldarlo c’è. Semplicemente, sarebbe opportuno evitare commenti superficiali e polemiche pretestuose». Il direttore Spina chiude: «Villa Ara ha attraversato 60 anni di storia. Senza avventurarsi in constatazione nostalgiche, dobbiamo prendere atto che molte cose sono cambiate. Nel 1993, Villa Ara era a un passo dalla chiusura. Abbiamo dovuto tagliare spese, fare rinunce dolorose, che negli anni però han dato i loro frutti. Personalmente, pensando ad un non lontano e doveroso avvicendamento nella direzione della struttura, considero fondamentale proiettare la nostra funzione sociale nel futuro: abbiniamo valori etici, educativi e formativi ai meriti sportivi. Purtroppo ci sono costi e spese che non possiamo aggirare. Se poi arrivasse qualche aiuto, tutto sarebbe più semplice, ferme restando la speranza e la fiducia che Trieste rinnovi anche a Villa Ara la sua tradizione filantropica».
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