La crisi morde le banche in Fvg: perso un posto di lavoro su 5 in un decennio

In Regione “addio” a uno sportello su tre: nella Venezia Giulia la flessione più forte. Posti in calo del 66% a Gorizia e del 21% a Trieste. Udine e Pordenone “resistono”
Lasorte Trieste 14/05/18 - Riva Ottaviano Augusto, Agenzia Unicredit
Lasorte Trieste 14/05/18 - Riva Ottaviano Augusto, Agenzia Unicredit

TRIESTE È un mondo capovolto quello delle banche anche in Friuli Venezia Giulia. Il posto di lavoro più ambito non esiste più. Le banche non licenziano, ma nemmeno assumono. E anche in regione il trend è consolidato, perfino più che nel resto d’Italia. Se infatti il dato del calo degli addetti dal 2008 a oggi è pari al 13,5% in Italia, in Fvg siamo al -19%. Vale a dire che si è perso in un decennio un dipendente su cinque.

In numeri assoluti sono 1.269 persone, di cui 915 in provincia di Gorizia e 307 in provincia di Trieste. La fotografia è quella di Banca d’Italia. I bollettini dell’istituto nazionale mettono in fila una serie di segni meno per tutte le province eccezion fatta per Pordenone. Secondo il sindacato si tratta in quella provincia dell’effetto degli accorpamenti tra CariFvg e le banche venete, con conseguenti trasferimenti del personale in direzione Fvg e l’utilizzo del distacco.

Il deficit più pesante dall’inizio della crisi economica è quello di Gorizia. Un autentico crollo: si è passati infatti dai 1.387 dipendenti del 2008 ai 472 di fine 2018, -66%. Segue Trieste con -21,7% (da 1.415 a 1.108), quindi Udine con il -3% (da 2.572 a 2.496), mentre Pordenone cresce del 2,2% (da 1.316 a 1.345). La diminuzione è diversificata, ma molto intensa soprattutto nell’ultimo quadriennio. Il confronto tra 2015 e 2018 vede Gorizia al -38,5%, Udine al -17%, Pordenone al -11% e Trieste al -5,9%. Sono i tempi lunghi della crisi.

Nella fase di lenta ripresa, le conseguenze sui bancari si sono fatte sentire nel periodo in cui sono diventati esecutivi i piani di risanamento approvati in precedenza. E dunque la cura dimagrante, come confermato dall’annuncio di inizio settimana di Unicredit che intende tagliare 8mila addetti e 500 filiali di qui al 2023, pare destinata a durare ancora a lungo.

Anzi, a leggere uno studio della società di consulenza Oliver Wyman, pubblicato sulle colonne del Sole 24 Ore, andrà pure peggio. «Senza nuove crisi, senza recessione, senza aumenti di capitale significativi dovuti alla nuova regolamentazione – ha spiegato Claudio Torcellan, partner di Oliver Wyman - la nostra ipotesi è che nei prossimi cinque anni la media delle banche italiane vedrà una riduzione dei ricavi, in termini di margine di intermediazione, del 10% con punte del 15% per quelle più esposte sul credito e sui titoli di stato». Di qui uno scenario con 70mila bancari in meno (a fine 2018 se ne contavano quasi 280mila) e altre 7mila filiali chiuse.

Il quadro dell’esistente si completa proprio con la sforbiciata agli sportelli. Questione che diventa anche sociale nei piccoli paesi della regione che si trovano privati del servizio.

A leggere sempre i bollettini di Bankitalia si scopre che, con insegne bancarie quasi dimezzate dal 2008 in Fvg (da 26 a 15), gli sportelli si sono ridotti nel decennio del 28,5% (275 saracinesche abbassate), poco meno di uno su tre (da 964 a 689), con le percentuali più alte ancora nella Venezia Giulia. A Trieste siamo al -37,4% (da 147 a 92), a Gorizia al -36,6% (da 112 a 71). Pure su questo fronte il dato nazionale è inferiore: -25,6%. La scure sulle banche entra nel contesto della crisi di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, della riforma del credito cooperativo con la creazione di due holding (Iccrea e Cassa Centrale), della liquidazione di HypoBank, ma si tratta di un fenomeno più strutturale che contingente. Perché i processi di digitalizzazione hanno portato a una conseguente riduzione degli impieghi, con i piani alti convinti di poter fare a meno dei loro dipendenti, riducendo i costi del personale sull’altare dell’innovazione tecnologica. Con sullo sfondo l’imminente concorrenza delle grandi piattaforme non bancarie: Google offrirà conti correnti, Amazon e Uber sono sulla stessa strada. —

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