La Croazia “blocca” il franco svizzero

Tasso di cambio fisso al 6,39 per un anno. Protestano i banchieri. I debiti contratti dai cittadini ammontano a tre miliardi
Il premier Zoran Milanovic
Il premier Zoran Milanovic

TRIESTE. Lo sganciamento del franco svizzero dall’euro e il suo automatico apprezzamento sul mercato valutario sta creando un vero e proprio allarme sociale in Croazia. Qui, secondo i dati della Banca centrale di Zagabria, lo scorso anno erano 55mila i cittadini che avevano aperti prestiti in franchi svizzeri per un ammontare, a settembre 2014, di 23,7 miliardi di kune pari a poco più di 3 miliardi di euro. Un colpo che la già sgangherata economia croata difficilmente riuscirebbe ad ammortizzare.

Per questo motivo il premier Zoran Milanovi„ annuncia che venerdì prossimo andrà in discussione al Sabor (Parlamento) un disegno di legge urgente del governo (centrosinistra) in base al quale il tasso di scambio tra kuna e franco svizzero sarà fissato a 6,39 (ossia 6,39 kune per un franco) e tale tasso di scambio resterà bloccato per un anno. «Con questo provvedimento - dichiara Milanovi„ - intendiamo migliorare la situazione di coloro i quali hanno aperto dei mutui in franchi svizzeri». Sempre secondo il premier l’apprezzamento della valuta svizzera riveste «la massima urgenza e straordinarietà».

Milanovi„ valuta che dopo l’entrata in vigore del provvedimento scritto dal governo la situazione dei creditori in valuta svizzera non peggiorerà. In una conferenza stampa il premier ha così annunciato il blocco per un anno del tasso di cambio a 6,39 sostenendo che in questo intervallo temporale saranno avviati contatti con la Banca centrale per avviare un procedimento di cambio dei prestiti dalla valuta svizzera a quella croata ossia la kuna.

Il franco svizzero fa paura alla Slovenia
La riunione della commissione Finanze del Parlamento di Lubiana

Un provvedimento che determina, comunque, delle spese e dei costi i quali, secondo il premier croato, se li dovranno accollare gli istituti finanziari spiazzando, con queste parole, i banchieri che certo si aspettavano un altro approccio al problema da parte del leader di governo, banchieri che hanno già annunciato guerra aperta all’approvazione del disegno di legge, criticando in modo pesante la decisione di voler bloccare il tasso di cambio. «Non c’è più tempo per lunghe trattative o mediazioni - risponde il premier - perché ci troviamo di fronte a un grave pericolo, a una situazione che di fatto metterebbe moltissime persone nell’incapacità di pagare i propri debiti e, contemporaneamente determinerebbe anche un danno alle banche che non incasserebbero il denaro dovuto».

Il ministro delle Finanze, Boris Lalovac conferma che il tasso di cambio con il franco svizzero può essere bloccato ma serve, precisa, un confronto serio e serrato con i banchieri e la Banca centrale. Lalovac conferma inoltre il divieto di rivalersi sugli immobili dei creditori e lancia l’ipotesi che le banche possano cancellare la parte di debiti in franchi svizzeri ottenendo in cambio ulteriori sgravi fiscali dal governo.

Intanto l’Associazione Franak che si occupa dei problemi dei debitori in valuta ha già aperto un profilo su Facebook preannunciando proteste di piazza. Secondo Franak sono più di 200mila le persone coinvolte nel “caso” franco svizzero.

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