La cultura non scalda gli aspiranti sindaci

“Quando sento la parola cultura, metto mano...”. Gli undici candidati sindaco non si dilungano troppo sul tema. Maurizio Fogar («No Ferriera, Sì Trieste), nella sua unica paginetta del programma, riesce a non nominarla. Giorgio Marchesich (Fronte per l’indipendenza del Tlt) parla di «incrementare l’erogazione di fondi dedicati alla cultura, sport e turismo». Per farne cosa non è dato sapere. Molti altri si limitano alla cultura generale con enunciazioni buone per tutte le occasioni. Quasi tutti la vorrebbero “confusa” al turismo.
I programmi non hanno molti punti in comune. Tutti chiedono, in modo diverso, la riorganizzazione del sistema museale comunale che si arricchito di ben tre musei con l’amministrazione di Cosolini (il Museo della guerra per la pace Diego de Henriquez, il Museo della Civiltà istriana, fiumana e dalmata e il Museo della Risiera di San Sabba). Alcuni chiedono di aggiungere all’elenco il grande Museo del mare da realizzare in Porto Vecchio (Roberto Cosolini) e il Museo Ferroviario di Campo Marzio (Roberto Dipiazza). Sono due tra i candidati più giovani (Paolo Menis del M5S e Fabio Carini di Startup Trieste) a volere invece il ripristino del Festival internazionale dell’Operetta al Teatro Verdi dove manca dal 2011 (quando venne cancellato per mancanza di fondi dopo alcune edizioni in tono minore). In due si candidano a cogestire il Parco e Castello di Miramare (Alessia Rosolen e Marino Sossi), mentre Vito Potenza è pronto ad occuparlo come sindaco del Tlt «ricostruendo l’atmosfera sognante di quasi due secoli fa».
Il grande Museo del Mare in Porto Vecchio (l’attuale sta a Campo Marzio) è la “priorità assoluta” del programma di Cosolini che cerca il bis. Ovvero la possibilità di realizzate «un attrattore di livello internazionale». Non si fa cenno, invece, all’arrivo all’ex Meccanografico da Grignano dell’Immaginario scientifico e neppure del destino dell’incompiuto Museo de Henriquez nel polo di via Cumano. Si parla più in generale del «lancio di un programma di riassetto del sistema museale triestino» promesso ancora dall’assessore veneto Franco Miracco nel 2013. Ottiene una citazione il Museo Revoltella, rimasto senza un direttore, che dovrebbe «interagire con le analoghe istituzioni e con il mondo privato a livello internazionale». Il progetto del trasferimento della Biblioteca civica all’ex Pescheria (Salone degli incanti), immaginato dall’assessore Paolo Tassinari, compare in versione rivista e corretta. Nel programma si parla della «realizzazione di un grande e moderno polo culturale con l’accelerazione dei lavori di ristrutturazione della Biblioteca civica nello storico Palazzo Biserini (piazza Hortis), mantenuto quale sede degli spazi di lettura, di studio tradizionale e dei depositi librari e con la trasformazione dell’ex Pescheria in moderna mediateca, spazio complementare a Palazzo Biserini per studio e consultazione». I libri, insomma, non finiranno dove c’erano i banchi del pesce.
Dipiazza punta su «un progetto culturale che sappia attrarre turisti nel periodo da maggio a ottobre» (ovvero tra Bavisela e Barcolana) e alla creazione di una “Casa delle associazioni”. Alessia Rosolen punta pure sulla riorganizzazione del «sistema museale definendo in tempi brevi le priorità e gli sviluppi sui quali puntare, restituendo alla città spazi sotto utilizzati e mal organizzati (oltre che estremamente costosi) come il Salone degli Incanti». Tra i progetti di Un’Altra Trieste popolare c’è quello del «restauro del Gasometro come edificio da adibire ad auditorium in modo che diventi un luogo per la musica ed il teatro la cui gestione andrà affidata attraverso bandi a rotazione biennale ad associazioni culturali». Non mancano le idee a Menis che vorrebbe «sviluppare il Museo del Mare e il Museo ferroviario, istituire il Museo della Bora e dei venti («per valorizzare una delle peculiarità più conosciute nel mondo della città»), realizzare il Museo della Città a Palazzo Carciotti, immaginare un autobusi dei musei (un mezzo elettrico che colleghi tutti i musei della città), costruire con i privati un nuovo contenitore culturale multifunzionale per la musica, la danza e l’arte contemporanea.
Innovative le proposte di Carini che vorrebbe il Teatro Rossetti liberato dalla prosa «dedicato a manifestazioni impattanti sui giovani, a festival nazionali ed internazionali e ai musical di successo», i salotti culturali al Mercato coperto, arte di strada per valorizzare le periferie, eventi musicale per fare diventare Trieste punto di riferimento nel Nordest.
«”Trieste città mitteleuropea e cosmopolita e città della civile convivenza” è un patrimonio da tutelare al pari, se non di più, di un “brand” commerciale» si legge nel programma di Nicola Sponza (Uniti per Trieste) per un indipendentismo senza confini. Di qui l’idea di lanciare un grande Festival internazionale “Cultura Mitteleuropea incontra il mare”. Oltre a quella di sostenere i teatri autoctoni come La Contrada. Indipendentismo glocal.
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