La Destra sociale punta sui voti ex missini

Chiavegatti: «L’identità della città annacquata da scelte incomprensibili come quelle di Menia»
Di Luca Saviano
Lasorte Trieste 09/10/15 - Via Donadoni 23, Sfratto, Esercito
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Anche senza aver definito il nome di chi porterà i galloni del comandante, il centrodestra triestino ha incominciato a orientare la propria prua verso le elezioni amministrative del prossimo giugno. Ai lavori della “fucina”, nella quale in qualità di fabbri delle idee si stanno spendendo Massimiliano Fedriga (Lega Nord), Sandra Savino (Forza Italia) e Fabio Scoccimarro (Fratelli d’Italia), sta cercando di portare il proprio contributo anche la Destra sociale. «Vogliamo recuperare i voti dell’ex Msi e della Fiamma Tricolore – spiega Luca Chiavegatti, esponente nazionale del partito di cui è coordinatore per l’area del Triveneto - , in una città la cui identità è stata annacquata da scelte politiche incomprensibili come quelle fatte in passato da Roberto Menia». Consulente per lo sviluppo d’impresa, il bolognese Chiavegatti vive a Trieste da venticinque anni. Un quarto di secolo passato all’ombra di San Giusto non è riuscito a cancellarne definitivamente l'accento emiliano, ma è stato sufficiente per convincerlo a prendere parte alla corsa che il prossimo 12 giugno assegnerà le chiavi del Municipio. «Non sono mai stato finiano – rivendica con orgoglio Chiavegatti - . Vengo dal Fronte della Gioventù e rivendico i valori della famiglia, della casa e del lavoro». Ideali, questi, che a livello identitario avvicinano la Destra sociale alla Lega Nord. «Per uno come Pierpaolo Roberti – spiega il leader della Destra sociale – potrei fare un passo indietro». La Destra sociale potrebbe spostare qualche voto in caso di ballottaggio, soprattutto se riuscirà nell’intento di riportare a casa i delusi che nelle ultime tornate elettorali hanno scelto in primo luogo il Movimento 5 Stelle. «Il 40% degli ex missini – specifica – hanno scelto di votare per Grillo, trovandosi evidentemente in rotta di collisione con un vecchio modo di fare politica». Quella sbandierata da Chiavegatti, infatti, vuole essere una destra 2.0, lontana dai clichè dell’ultradestra, capace di coniugare «il controllo totale dell’immigrazione» e la dignità dell’accoglienza. «Siamo distanti anni luce dalla xenofobia e da qualsiasi forma di estremismo – rassicura il neocandidato sindaco che a breve presenterà il suo programma - . Su alcune tematiche forti, oltretutto, guardiamo al valore delle idee, al di là del colore politico di chi le propone». In occasione di alcuni incontri pubblici sulla Ferriera, Chiavegatti si è trovato in sintonia con Andrea Rodriguez, con il quale certamente non condivide gli orizzonti politici. «Aderiamo a qualsiasi iniziativa – continua Chiavegatti – a patto che vengano seriamente messi al centro i bisogni dei triestini». Eppure non sempre è possibile accantonare la propria bandiera: «Non credo che i nostri iscritti capirebbero se appoggiassi Roberto Dipiazza. Non si tratta di un problema personale, nel suo caso contano i trascorsi con Alfano».

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