La difesa di Traini smonta le minacce a Rizzi

Perché dall’ultima presunta minaccia ricevuta da Pio Traini il 12 marzo del 2011 ha atteso sei giorni prima di alzare il prezzo di vendita del carburante? Perché in un’altra deposizione aveva riferito che aveva alzato i prezzi già il lunedì successivo, il 14?
Due quesiti pesanti come macigni sopportati con fatica ieri in Tribunale a Gorizia da Manuel Rizzi, parte offesa nel processo contro Pio Traini imputato di estorsione per una vicenda di contrasti nel settore della distribuzione dei carburanti. Gli avvocati di Traini, Agostinis e Campeis, hanno bersagliato di domande Rizzi che a un certo punto è sembrato messo all’angolo. Non ha risposto chiaramente alle domande, contraddicendosi, tanto da indurre la giudice Clocchiatti ad ammonirlo sui rischi penali di una falsa testimonianza.
La vicenda scaturisce ne giorni 10, 11 e 12 marzo in seguito alla decisione di Rizzi, titolare del distributore Tamoil, di praticare la vendita di gasolio e benzina del contingente regionale con ulteriori sconti tanto da essere concorrenziale con i prezzi praticati in Slovenia. Quella scelta viene contestata da Pio Traini, all’epoca presidente dell’associazione dei titolari delle pompe di distruzione e dell’Ascom. Secondo Traini quella mossa era una sorta di concorrenza sleale nei confronti dei colleghi goriziani. Rizzi sostiene di aver sofferto di pesanti e gravi minacce da parte di Traini. Rizzi si rivolge alla polizia, non sporge denuncia, perché non ha prove. La polizia gli consiglia di registrare le minacce di Traini. L’audiocassetta è stata inserita agli atti nella precedente udienza. Ma ieri è emerso un quadro che sembra alleggerire la posizione di Traini («il processo è finito», ha detto Campeis). I difensori di Traini hanno cercato di dimostrare che Rizzi non ha agito in quanto minacciato da Traini (il rialzo del prezzo del carburante) ma per scelta imprenditoriale. Campeis ha cercato di minare la credibilità del teste ricordando la “litigiosità” di Rizzi autore di precedenti esposti in Procura per svariate questioni.
Rizzi ha quantificato in circa 4000 euro i danni morali patiti ma non è riuscito a quantificare i danni patrimoniali derivanti dalle minacce presunte di Traini. Agostinis e Campeis hanno inoltre evidenziato incongruenze tra gli ordini e le forniture di carburante al distributore di Rizzi.
Ma il suo avvocato, Paolo Lazzeri, ha replicato che il danno più grave patito dal suo assistito è stata la perdita di clienti in quanto, quando i prezzi sono aumentati, il distributore di Rizzi non era più concorrenziali rispetto alle stazioni di servizio della zona tra cui quella di Traini.
Udienza serrata e intensa. Prima di entrare in aula Rizzi aveva postato il twitt “appena entrato in aula”. All’uscita si è dimenticato di ritwittare. (ro.co.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo