La faticosa caccia al posteggio tra banchi di fiori e speranze

Un tempo nell’area del mercato i clienti erano in fila già dalle sette di mattina Ora le vetrine espongono i cartelli “vendesi” e si attende il rilancio dell’ex caserma
Sotto il manto stradale scorre ancora qualche rivolo d’acqua, come suggerisce la denominazione della piazza. Attorno alla chiesa, che porta il nome dei Santi Ermacora e Fortunato, la quotidianità degli abitanti di Roiano è invece scandita dal suono delle campane che richiama i fedeli alla messa, dalla presenza del mercatino rionale, dal calice di vino ordinato al tavolino del bar e dalla affannosa ricerca di un posto dove poter lasciare l’automobile. «La dimensione paesana di piazza tra i Rivi si sta perdendo - ammette sconsolato don Andrea Mosca, arrivato alla guida della parrocchia di Roiano alla fine del 2014 - . La macelleria davanti alla chiesa è stata chiusa quasi due anni fa ed è sufficiente farsi un giro nei dintorni per notare che le botteghe triestine stanno chiudendo, soppiantate dalla grande distribuzione, e per vedere che i cartelli con le scritte “affittasi” e “vendesi” stanno spuntando come funghi».


Eppure il quarantaquattrenne parroco triestino, appena arrivato a Roiano, aveva fin da subito colto i segnali di una dimensione più umana, votata alla relazione, alla stretta di mano e al dialogo. «Questa piazza è cambiata moltissimo - assicura Daniele Massarotto, subentrato al padre Matteo alla conduzione di una bancarella che dal 1971 ritorna a Roiano ogni sabato - . Commercialmente era una delle migliori piazze di Trieste. Si lavorava molto con gli operai della vicina Stock». I ricordi di Massarotto sono ancora molto vivi. «Alle 7 del mattino c’era già la fila alle bancarelle - spiega - . Chi vendeva fiori, nei giorni che precedevano la celebrazione dei morti, scaricava un “bilico” di crisantemi per poter far fronte alle numerose richieste degli abitanti del rione». Adesso ci si deve accontentare degli acquisti delle signore anziane che escono dalla messa e che dopo aver bevuto un caffè al Belbar, l’ex gelateria Roiano, o al bar Kama, l’ex Camaleonte, passano in rassegna la merce esposta sulla decina di bancarelle che attendono i clienti lungo il fianco sinistro della chiesa. «I vecchi scelgono il mercato per abitudine», sottolinea Vladimiro Venturini, che in piazza tra i Rivi vende indumenti da solo un anno e mezzo.


Poco distante, la signora Rossana, originaria di Pescara ma residente a Udine da trent’anni, vende piante e fiori. «I fiori non sono un bisogno primario - le sue parole - e al cimitero non si va più ogni giorno come accadeva una volta». La signora Rossana tende un mazzo di girasoli a Giuseppe Frigoli, un imprenditore milanese che ha da poco rilevato l’hotel Greif di Barcola e che ha scelto Roiano come punto d’appoggio per le sue permanenze triestine. Capelli grigi, sessantun anni, il cellulare in una mano e un pacchetto di Pall Mall nel taschino della camicia a righe, Frigoli, in poco più di un anno, si è fatto un’idea chiara del luogo dove vive. «Trieste non è solo piazza Unità - afferma - . La politica non può passare da queste parti solamente a ridosso delle elezioni, quando c’è da tirare su qualche voto. Chi abita lontano dal centro ha gli stessi diritti di chi abita in Cavana». L’affondo di Frigoli è dettato dall’affetto per una città dove ha scelto di trasferire anche la propria famiglia. «Questo è il posto più sicuro al mondo dove trascorrere l’adolescenza - continua - ed è per questo che mia figlia di sedici anni vive qui».


Roiano non sembra essere un rione per giovani, ma potrebbe ben presto diventarlo. Con le prime simboliche picconate date dal sindaco Roberto Dipiazza alla ex caserma della polizia stradale di via Montorsino, infatti, si sono riaccese le speranze di poter assistere alla rinascita di una parte di città che sembra essere sospesa fra il mare di Barcola e le salite che conducono sull’altipiano carsico. «Se un giovane vuole i fast food o le scarpe Nike deve cambiare piazza - spiega l’ottantenne Luciano Bellucco - . Qua trovi l’essenziale, che spesso è molto meglio di qualsiasi fast food». Il pensionato Giorgio Biolchi è seduto a un tavolino del Belbar in compagnia degli amici di una vita, gli stessi con i quali è cresciuto nelle case dei ferrovieri difronte alla Posta di via dei Moreri e con i quali ha condiviso per anni la passione per l’hockey a rotelle, praticato sulla pista del dopolavoro ferroviario di viale Miramare. «Speriamo che l’ex caserma venga finalmente riqualificata – confida mentre alza con gli amici un calice di Prosecco ghiacciato - e che non passino vent’anni dopo questa prima picconata». Un parcheggio interrato e una grande area verde. Gli abitanti di Roiano si attendono questa piccola, grande rivoluzione che potrebbe rilanciare l’intera area. Piazza tra i Rivi, infatti, è soffocata dalla mancanza di parcheggi e a risentirne sono anche i commercianti della zona. «Quello dei parcheggi è un problema enorme - ammette Alessandro Digaeta, titolare del tabacchino che si affaccia sulla piazza - . Con la riqualificazione portata a termine nel 2005, sono stati tolti molti alberi e sono state limitate le aree dove poter parcheggiare la macchina». Lo spiazzo pedonale che si apre davanti alla chiesa, in effetti, appare desolatamente vuoto. Mancano i grandi platani che una volta regalavano delle zone d’ombra, indispensabili oasi nelle quali ripararsi dal caldo estivo. «Quella porzione di piazza risulta invivibile d’estate - prosegue il tabaccaio - e si anima solamente durante i matrimoni o per accogliere il feretro in occasione di un funerale».


Ancora una volta è don Andrea Mosca a provare a riportare i giovani in piazza. L’attività dell’oratorio estivo, che si svolge dalle 8 alle 18.30 all’interno del Centro sloveno di via dei Cordaroli, viene avviata ogni mattina in piazza, davanti alla chiesa, nello stesso punto dove si conclude dieci ore più tardi. «La piazza è sempre stata un luogo di incontro e di socialità - così il sacerdote - ed è proprio in piazza che abbiamo scelto di accogliere i ragazzi e di scambiare con loro le prime parole della giornata, prima di avviare le attività previste». L’esuberanza giovanile lascia il posto, due volte al mese, alla fatica della marginalità. Sono oltre una trentina le famiglie che raggiungono la chiesa per poter accedere alla distribuzione alimentare. La maggior parte di queste sono italiane, anche perché la presenza straniera a Roiano non è così evidente come in altre parti della città. Serbi, rumeni e bosniaci sono radicati da diversi anni e la convivenza con i residenti storici, più che un intento, sembra essere una felice realtà. La componente slovena si è numericamente ridimensionata negli ultimi anni. Tuttavia ogni domenica, alle 9 di mattina, resiste da oltre cinquant’anni la tradizione di radiotrasmettere la funzione religiosa che viene celebrata in lingua slovena, attraverso la Rai regionale che viene ascoltata anche in Austria e in Slovenia. Bozhidar ha raggiunto in piazza il fratello Cvetomir. È venuto in vacanza da Sofia, la capitale della Bulgaria. Si accende una sigaretta seduto sull’ottagono di pietra che si trova alle spalle della chiesa, mentre Dinora Greco e la nipotina di due anni gettano le briciole di pane ai piccioni. Intanto una vecchia Audi, dopo aver girato per più di venti minuti, ha finalmente trovato parcheggio alle spalle della chiesa.


5. - continua


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