La Fondazione Carigo apre il caveau
Domani visite guidate nella camera blindata di via Carducci alla scoperta dei tesori nascosti

Bumbaca Gorizia 05_10_2017 Caveau ex Monte di Pietà cassa Risparmio Fondazione CARIGO © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Caveau: è sufficiente pronunciare la parola per fare cavalcare la fantasia nella maniera più sfrenata. Il caveau è il luogo del mistero, quello inaccessibile per antonomasia, quello dove si conservano gli oggetti più preziosi. E domani la Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia lo aprirà alle visite. La grossa porta blindata firmata “Conforti Verona” era stata già aperta lo scorso anno, ma, a differenza di allora, il pubblico non si dovrà accontentare di “guardare dalla serratura”. Anziché fermarsi sull’uscio per sbirciare dalle grate della porta di sicurezza interna, potrà accedere e calpestare il pavimento rivestito in lastre di metallo.
La camera blindata si trova nel livello inferiore del palazzo di via Carducci 2 ed è protetta da spesse mura e da terrapieni di contenimento. Scendendo una stretta scala coperta con un tappeto rosso si imbocca un breve corridoio. Sulla parete destra si notano subito i battenti della pesante porta di sicurezza che, nel suo grigio chiaro, con la maniglia dorata e tutti i suoi meccanismi riempie lo spazio da vera protagonista. Per muoverla, la forza delle braccia non basta. Bisogna tirare con tutto il corpo, ma una volta preso l’abbrivio, la porta va da sola.
Nel caveau si trova il tesoro della Fondazione Carigo e domani a illustrarne i contenuti - dai pegni ed effetti personali del Monte di Pietà, rimasti in consegna e sedimentati dai secoli scorsi, alle opere artistiche acquisite nel tempo - saranno le guide specializzate della cooperativa Musaeus. Considerati gli spazi ristretti, l’accesso sarà contingentato e la partecipazione, ancorché gratuita, sarà soggetta a prenotazione (0481 / 537111 interno 2). Sono previsti cinque orari per le visite guidate (alle 10.30, alle 12, alle 14, alle 15 e alle 18). Oltre alla camera di sicurezza, dopo un’introduzione sulla storia del Palazzo e sul funzionamento del Monte di Pietà si potranno visitare anche gli uffici con le opere di Spazzapan e Tominz e la biblioteca.
Il punto forte resterà però il caveau dove si trova la collezione artistica della Fondazione Carigo, ma dove saranno anche mostrati alcuni dei beni che venivano portati in pegno: oggetti di oreficeria popolare o borghese, gioielli, bigiotteria, argenteria, orologi. Si tratta di pegni residui, mai rivendicati dai proprietari e dunque mai restituiti. Alcuni sono stati già esposti, ma vedere gli oggetti in una mostra fa un effetto, vederli nella camera blindata è tutt’altra cosa. L’emozione è decisamente diversa. «Non siamo sicuri che tutto ciò che troviamo qui sia stato impegnato - osserva Simonetta Brazza, una delle guide della cooperativa Museaus -. Alcuni oggetti potrebbero essere legati a vicende giudiziarie come eredità, furti o oggetti smarriti consegnati alla polizia. Tutti però sono accomunati da un identico destino: sono sospesi nel tempo. Per loro la storia non si è conclusa perché non sono mai tornati al legittimo proprietario».
Simonetta Brazza ricorda che assieme alle colleghe cercherà di far capire con le parole ai visitatori l’atmosfera che circondava il Monte di Pietà. Aprendo e chiudendo le scatole originali in cui sono contenuti i “pegni” sottolinea: «Quando si toccano questi oggetti la sensazione è di avere in mano la storia».
All’ingresso del caveau è stato sistemato un tavolino con una bilancia e con gli oggetti di uso comune degli impiegati. «I gioielli sono oggetti molto intimi perché stanno a contatto con il corpo e di solito vengono regalati da persone importanti. Raccontano storie e hanno un valore intrinseco di cui però gli estimatori non tenevano conto. E proprio questo faceva soffrire le persone che se ne distaccavano», nota Brazza ricordando che neppure la fattura, per quanto finissima, veniva presa in considerazione. A dare il valore dell’oggetto era solo il peso del materiale.
Nel corso della visita verranno mostrati anche i registri (quartali) e i “viglietti” (con la “v”, ndr), le ricevute che venivano consegnate a chi lasciava in deposito un oggetto. «Si poteva depositare in forma anonima inventando un nome qualsiasi, nessuno chiedeva i documenti, per il riscatto contava solo esibire il viglietto».
Il caveau, oltre agli oggetti del Monte di Pietà, è custodito anche il patrimonio artistico della Fondazione: sulle rastrelliere si troveranno i manifesti della collezione Chiesa, mentre alcune delle opere più significative, e diverse opere della collezione Spazzapan saranno per l’occasione esposte al primo piano del palazzo.
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