La “fuga” milionaria verso gli ospedali veneti per protesi e cataratta

TRIESTE. C’è chi va in Veneto per la cataratta. Chi per la protesi d’anca. Chi per ricostruire il legamento crociato del ginocchio. Una “fuga” che costa milioni di euro al Ssr, conseguenza del budget ridotto a disposizione del privato accredito Fvg: non oltre il 3,8 per cento del Fondo sanitario regionale, circa 85 milioni di euro. Eppure quel tipo di offerta, anche in regione, è particolarmente apprezzato dalla popolazione, come emerge da un sondaggio della Swg su un campione di mille residenti over 30, di cui 350 over 65.
Il contesto della presentazione di ieri a Udine, presenti il Research Director di Swg Rado Fonda, il presidente e il vice di Assosalute Fvg Claudio Riccobon e Giovanni Battista Bellis, è quello di una fresca riforma sanitaria che, tra l’altro, ha previsto di alzare il tetto imposto dalla spending review del governo Monti e di destinare all’acquisto di prestazioni dai soggetti erogatori privati accreditati risorse fino al massimo del 6 per cento del finanziamento assegnato quale Fondo sanitario regionale di parte corrente.
Quegli 85 milioni salirebbero dunque a quota 130-140 milioni e, nelle intenzioni dell’assessorato Riccardi, come pure del privato coinvolto nell’operazione, potrebbero servire da un lato a ridurre la mobilità, dall’altro a contenere le liste d’attesa. «È una crescita al momento solo ipotizzata nel testo di legge approvato dal Consiglio - osserva Riccobon -, ma credo possa dare risposte a delle carenze del sistema, consentendo all’utenza di ridurre trasferte che spesso sono comunque onerose nel caso soprattutto di ricoveri».
Il presidente regionale di Assosalute fornisce dati molto espliciti. Gli interventi di cataratta di cittadini Fvg in Veneto, che già erano stati 1.770 nel 2017, sono saliti a 2.959 nel 2018 per un valore di 3,69 milioni di euro a carico del Ssr. “Fuga” anche per gli interventi ortopedici di protesi (dai 936 del 2017 ai 1.042 del 2018, per 9,5 milioni) e per le operazioni ai legamenti del ginocchio, con la clinica di Monastier, in provincia di Treviso, storico punto di riferimento per i friulgiuliani.
«Il privato accreditato - sottolinea Riccobon - può diventare alleato del Ssr come argine contro la fuga dei pazienti, trend che toglie risorse e posti di lavoro in Fvg oltre a rappresentare un costo per il paziente in termini di tempo e spostamenti. Non a caso il 10% degli intervistati si è rivolto a strutture private fuori regione».
Anche in Fvg tuttavia, come conferma il focus Swg, la sanità privata accreditata «funziona». Il 46% del campione utilizza le strutture sanitarie convenzionate e il 65% lo fa frequentemente, mentre le persone in età più matura sono più legati alle strutture pubbliche. Il grado di soddisfazione complessivo? Si attesta su un voto medio di 8,3 su 10 e aumenta tra coloro che hanno usufruito del privato nell’ultimo anno.
La valutazione del servizio registra i voti più alti nei tempi di rilascio dei referti (voto medio 8,8) e nel rispetto della puntualità degli appuntamenti (voto medio 8,7) ma l’aspetto di maggiore incidenza nella valutazione complessiva è dato dall’umanità e dalla professionalità del personale. Inoltre, l’utilità del servizio per il funzionamento complessivo del Ssr è ampiamente riconosciuta dalla popolazione (83 per cento), anche dal 78 per cento di coloro che generalmente usufruiscono di altre strutture sanitarie.
«Sono questi i numeri più indicativi per noi - commenta il presidente di Assosalute -. Ci dicono che i cittadini hanno una percezione reale e positiva del privato accreditato nel garantire alti livelli di cura. Privato che non significa “a pagamento”, ma che affianca Ssr prestazioni in convenzione, riducendo i tempi e le liste di attesa».
Una convinzione che porta alla stoccata verso i sindacati. Nei giorni scorsi Rossana Giacaz, responsabile Welfare della segreteria regionale Cgil, aveva parlato di «colpo di mano» a proposito dell’emendamento che amplia lo spazio del privato. «Non vi è contrapposizione con il pubblico ma sinergia - ribatte Riccobon -. Dispiace che i sindacati siano infastiditi dal possibile incremento di lavoro nelle strutture accreditate. Quasi che l’occupazione nel privato fosse diversa da quella nel pubblico».
Tornando all’indagine, la propensione media verso un maggiore ricorso alla sanità privata accreditata nel futuro è del 12 per cento per chi non ne fa attualmente uso e sale al 16 per cento per chi già la utilizza. «Dalle molteplici indagini di customer satisfaction delle diverse tipologie di servizi che svolgiamo – commenta Fonda - emerge che gli italiani sono solitamente piuttosto severi nei giudizi e attenti alla qualità delle prestazioni, per cui la valutazione, da parte degli utenti, delle strutture sanitarie private convenzionate del Fvg è da ritenersi molto positiva».
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