«La Giulia produrrà solo caramelle»

«La Giulia sta affrontando con forza la crisi economica attuale e il conseguente calo dei consumi che hanno provocato effetti negativi anche sul mercato del bubble gum in Italia», così spiega la crisi l’amministratore delegato Gilberto Procura.
«La vocazione dello stabilimento necessita di una rifocalizzazione sul core business delle caramelle dure e toffee, al fine di creare le condizioni per attrarre nuovi volumi nel medio termine e restare competitivo in un mercato che rimarrà ancora a lungo difficile e imprevedibile. Siamo dispiaciuti per l’annuncio, ma restiamo convinti che questa sia una decisione necessaria ed essenziale per assicurare un futuro al nostro stabilimento. Da parte nostra – continua Gilberto Procura – c’è la massima disponibilità a discutere con le rappresentanze sindacali: quella degli esuberi è la base di partenza, ma ci sono diverse strade per arrivare alla definizione del problema. Tengo anche a precisare che non c’è nessuna intenzione di ridimensionare lo stabilimento goriziano: la riorganizzazione è funzionale al mantenimento in efficienza del resto della fabbrica. Su questo c’è una garanzia formale del gruppo e del sottoscritto».
Queste le dichiarazioni dell’ad Gilberto Procura, questo invece il documento (molto èpiàù dettagliato) che l’azienda ha sottoposto ai sindacati. «Ci troviamo costretti a operare una riduzione collettiva del personale dipendente riguardante 15 addetti su una complessiva forza lavoro di 96 unità, di cui 68 operai, 22 impiegati, 3 quadri e 3 dirigenti. Stiamo affrontando con orza la crisi economica e il conseguente calo dei consumi che hanno provocato effetti negativi anche sul mercato del chewing gum e del bubble gum in Italia.
Per questo, è stato avviato un processo di ristrutturazione de “La Giulia” che prevede recupero di efficienza e qualità produttiva. In quest’ottica, si è deciso di concentrare lo stabilimento goriziano sulla produzione di caramelle dure con e senza zucchero e toffee al fine di aumentare l’efficienza e attirare maggiori volumi in futuro».
Il Gruppo Perfetti spiega i motivi di quello che definisce “piano di razionalizzazione” dello stabilimento di Gorizia. Parole che mandano su tutte le furie i sindacati i quali, attraverso Luciano Sartori della Flai-Cgil, rimarcano come «la preoccupazione tra i lavoratori de “La Giulia” sia palpabile, dal momento che una volta “fuori” non è che si trovi facilmente lavoro. Questa provincia non può più permettersi di perdere neanche un posto di lavoro». Per questo, si auspica una mobilitazione del mondo del lavoro. Ma torniamo al gruppo Perfetti, proprietario de “La Giulia”. Rimarca che lo scopo dell’operazione è quello di «rendere lo stabilimento più efficiente al fine di aumentare i propri volumi di produzione, concentrandosi su prodotti (caramelle in primis) che continuano ad avere richiesta sui mercati di riferimento».
Ma sono le successive parole a preoccupare ancora di più perché l’esubero viene considerato «strutturale».
«E sulla base di previsioni economiche effettuate non si intravvede, nel breve e medio periodo, la possibilità di risolvere le problematiche aziendali con provvedimenti-tampone». «L’azienda ha verificato la possibilità di introdurre il part-time ma per le caratteristiche dei lavoratori in esubero tale soluzione non è praticabile - rammenta la proprietà in un documento inviato alle organizzazioni sindacali - dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro. In ogni caso, considerati anche gli utili apporti che potrebbero arrivare dalle organizzazioni sindacali, rimane la disponibilità aziendale a ridiscutere le problematiche appena descritte e fronteggiare le conseguenze sociali della riduzione».
La porta, dunque, resta aperta per l’avvio di una trattativa. In particolare, per il settore del chewing gum e del bubble gum, l’azienda non prevede inversioni di tendenza o un possibile aumento dei volumi produttivi.
«Ci troviamo di fronte a un appesantimento dei costi di produzione complessivi che comporta la necessità di porvi rimedio immediatamente, attraverso la necessità di effettuare di attuare una ristrutturazione e conseguente ridimensionamento del proprio organico per adeguarlo alle reali ed effettive necessità operative aziendali».
Ma quando si procederà con il licenziamento? «I tempi di attuazione del programma saranno quelli immediatamente successivi all’esaurimento della presente procedura - spiega ancora la proprietà nella missiva inviata alle organizzazioni sindacali - e, comunque, nell’ambito di 120 giorni (4 mesi, ndr) dalla sua chiusura o nel termine che potrà essere concordato nell’eventuale accordo sindacale ex art.8, comma 4, legge 223 del 1991».
La comunicazione si chiude con la rinnovata disponibilità ad avviare una discussione la più ampia possibile che permetta alle parti sociali di pervenire a soluzioni che riducano al minimo l’impatto della procedura delle maestranze interessate».
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