La “jota di Sistiana” alla conquista di Sicilia e Austria

DUINO AURISINA. La jota, tipico piatto locale, amato dalla gran parte dei triestini, sta diventando sempre di più una sorta di ambasciatrice della triestinità. Se i triestini Maria e Antonio Varin, emigrati tanti anni fa in Germania, dove sono diventati titolari della “Bottega italiana” a Wurzburg, in Baviera, ne hanno fatto l’emblema del menù che propongono ogni giorno alla clientela, ottenendo un notevole successo, lo chef triestino Claudio Lauritano, titolare del “Gaudemus” di Sistiana, ha preferito scendere nel Centro e nel Sud dell’Italia per proporre questa pietanza. Nel corso di un viaggio di lavoro, al quale è stato invitato da operatori del settore enogastronomico, Lauritano ha presentato la jota dapprima a Torgiano, piccolo Comune in provincia di Perugia, dove sono abituati a trattarsi talmente bene a tavola al punto da fondare il Museo del vino, e successivamente a Marsala, in Sicilia, una terra dove le tradizioni enogastronomiche sono molto diverse dalle nostre. «Sia in Umbria, sia in Sicilia - spiega Lauritano - ho voluto presentare la jota proponendone la versione classica. Quella, per intendersi, che prevede l’utilizzo nella preparazione dei “capuzi garbi”. A Marsala, in particolare, dove sono stato invitato dalla famiglia Pellegrino, produttrice tra l’altro del passito di Pantelleria, l’accostamento del tutto inedito fra la jota e i vini siciliani ha prodotto eccellenti risultati. Abbiamo fatto un esperimento perfettamente riuscito. Ma ciò che mi ha fatto più piacere è constatare che la jota è apprezzata a tutte le latitudini. Essendo questo piatto un tipico prodotto triestino, ecco che assieme alla jota la gente viene a conoscere anche la nostra città». Da sempre sostenitore del ritorno alla cucina tradizionale in tutta Italia, Lauritano si appresta a proporre la jota anche in Austria. «A gennaio - spiega lo chef - andrò ad Eisenstadt dove presenterò una serie di piatti italiani, fra i quali ovviamente ci sarà anche la jota».
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