La lunga “guerra fredda” fra San Sepolcro e Malta
Tutto iniziò quando Innocenzo VIII spogliò i primi dei loro beni

Nel 1486 Papa Innocenzo VIII spogliò l'Ordine del Santo Sepolcro, assieme anche a quello di San Lazzaro di tutti i beni, i benefici e le rendite per attribuirli ai Cavalieri di Rodi, poi Cavalieri di Malta. Da allora i rapporti non sono mai ridiventati fraterni, anche se non si arriverà ora, negli anni Duemila, a duelli fratricidi con spade e scudi.
«Basti vedere che nelle funzioni religiose siamo sempre schierati su bancate diverse delle chiese: di là loro con i mantelli neri, di qua noi con quelli bianchi». A parlare è Vincenzo Livia, triestino, medico, storico medievista, ma soprattutto Cavaliere del Santo Sepolcro.
Per indagare nella storia dell'Ordine e così è stato anche per ricostruire la storia di questa spoliazione, Livia si è più volte immerso in tutte le biblioteche di Roma, poi come in una sorta di caccia al tesoro, si è messo sulle tracce di tomi e carteggi custoditi tra Europa e Mediterraneo per riannodare il filo rosso di questo sopruso.
Causa di tutto, autori di un impronosticabile capovolgimento di fronte, i figli del sultano. Alla fine del quindicesimo secolo, morto Maometto II, scoppia infatti una guerra civile tra i suoi due figli: Beyazid che immediatamente si proclama nuovo sultano e Dyem. Si scontrano il 22 giugno 1481 vicino a Konya nella penisola anatolica dove Dyem ha la peggio per cui dapprima si rifugia con la famiglia in Egitto poi, con una mossa ancor oggi incomprensibile, chiede aiuto ai più grandi nemici del Sultanato: i Cavalieri di Rodi che nel 1479 avevano resistito all'assedio posto all'isola da Maometto II.
Tre anni dopo dunque gli ambasciatori di Dyem raggiungono l'isola e chiedono un salvacondotto e l'ospitalità per il loro signore. Lo sconcerto dei Cavalieri è enorme, ma il Gran Consiglio guidato dal Gran Maestro D'Aubusson decide di accogliere la richiesta e invia una piccola flotta navale incontro ai fuggitivi per scortarli fino a Rodi.
L'accoglienza a Dyem è principesca, ma subito dopo appare chiaro come quel soggiorno stia per trasformarsi in una prigionia. «La vicenda di Dyem - riferisce Livia - mi è stata raccontata dallo storico dell'Ordine di Malta Giacomo Bosio, mentre il merito del ritrovamento della documentazione originale si deve a Edgardo Landini, autore italiano che nel 1952 scrisse un testo fondamentale, che però oggi è introvabile, sulle vicende di Dyem». L'Ordine di Rodi dunque apre trattative con il fratello di Dyem divenuto sultano con il nome di Beyazid II.
L'accordo, firmato nel 1482, impegna da un lato il Sultano a pagare ogni primo agosto 40.000 ducati veneziani (una cifra enorme, paragonabile a milioni di euro e in grado di finanziare una guerra), dall'altro l'Ordine a mantenere il fratello custodito e inoffensivo. Per essere meglio controllato, nel 1483 Dyem è dapprima trasferito a Rumily, commenda dell'Ordine in Savoia, poi a Pouet nel Delfinato, ancora a Rochechinard e infine a Bourgneuf nel castello di Antonio d'Aubusson fratello del Gran Maestro.
Nel frattempo diviene Papa Gianbattista Cybo con il nome di Innocenzo VIII e chiede di poter avere egli stesso, a nome di tutta la Cristianità, la custodia di Dyem: partono così le trattative segrete con l'Ordine di Rodi.
Nell'accordo siglato il 13 febbraio 1486 si stabilisce che per il bene dell'intera Cristianità, il principe Dyem venga trasferito in Italia in luoghi soggetti al Papato e nella fattispecie nella Marca di Ancona.
Dei 40.000 ducati veneziani versati ogni anno da Beyazid II, si decide che 10.000 vadano ancora all'Ordine di Rodi per le fortificazioni dell'isola, mentre i restanti 30.000 entrino nelle casse pontificie.
Qui si arriva al punto: per compensare l'ingente danno economico subito dall'Ordine di Rodi con la cessione dell'ostaggio, il Santo Padre si impegna a difendere l'isola da tutti i futuri attacchi dei turchi e a titolo di risarcimento attribuisce ai Cavalieri di Rodi i beni, le rendite e i benefici dell'Ordine del Santo Sepolcro e quelli dell'Ordine di San Lazzaro.
Il 18 luglio 1849, con la bolla
Cum solerti meditatione
, Innocenzo VIII sopprime ed estingue la religione militare dell'Ordine del Santo Sepolcro e la Milizia di San Lazzaro incorporando tutti i priorati, commende, ospedali, case e beni delle congregazioni all'Ordine di Rodi.
In realtà molti priorati in Italia resistono, mentre nel 1497, ad esempio, una bolla emanata da Alessandro VI esclude la Germania dagli effetti di
Cum solerti meditatione
.
Secondo alcuni storici un'ulteriore bolla rivaluterrebbe la possibilità di ricostituire l'Ordine, designando come suo capo supremo il Pontefice. Riferisce Livia che tra i fautori della sua rinascita c'è Antonio Paragues e Castillejo vescovo a Trieste dal 1549 al 1558. Da allora il Santo Sepolcro viene considerato da molti un Ordine meno prestigioso di quello di Malta, dove per entrare sono necessari tre quarti di nobiltà e un consistente obolo.
«Siamo invece l'Ordine più antico e l'unico direttamente soggetto all'autorità e al controllo della Santa Sede», reagisce il cavalier Felice Marcello Prencipe che guida la sezione del Friuli Venezia Giulia (priore è invece il vescovo Eugenio Ravignani).
Pio X agli inizi del Novecento è stato l'ultimo Papa Gran Maestro che per statuto ora deve essere almeno un cardinale. Attualmente è Gran Maestro il cardinale di Filadelfia Edwin Federick O'Brien.
«Obbedienza, presenza e oblazione - sottolinea Prencipe - sono tre obblighi per i cavalieri dell'Ordine che è deputato a sostenere le istituzioni del Patriarcato latino di Gerusalemme. Va sempre tenuto a mente il giuramento che si fa sull'altare nella cerimonia pubblica di investitura». Un anno di noviziato, un paio d'anni di corsi a Padova, dei "presentatori", la fedina penale pulita, l'oblazione sono premesse ineludibili per essere investiti Cavalieri del Santo Sepolcro.
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