La maestra “cattiva” condannata a 8 mesi

Insegnante di sostegno in un’elementare, era accusata di maltrattamenti. Colpevole, per il giudice, di abuso di mezzi di disciplina
Il Tribunale di Trieste
Il Tribunale di Trieste

Condannata nel processo a suo carico celebrato col rito abbreviato a otto mesi di reclusione con la sospensione condizionale della pena per, in sostanza, “maleducazione”, ovvero per aver educato (e essersene presa cura) in malo modo undici bimbi - alcuni dei quali affetti da diverse tipologie di handicap o disagio - della scuola elementare in cui lei lavorava come insegnante di sostegno. Colpevole, insomma. Non però di maltrattamenti, il capo d’imputazione di partenza, bensì d’abuso di mezzi di correzione e disciplina, dicitura che prefigura un reato meno grave. Ma comunque reato.

Sara Redivo, 47 anni, è stata dunque giudicata responsabile dal giudice per l’udienza preliminare Raffaele Morvay - responsabile in parte, per lo meno - delle accuse che le aveva contestato fin dall’estate scorsa il pubblico ministero Massimo De Bortoli a chiusura delle indagini portate avanti dai carabinieri sul comportamento tenuto dalla maestra “cattiva” nell’anno scolastico 2011-12 all’istituto primario “Venezian” di Prosecco. Comportamenti che, secondo l’inchiesta sul suo conto, innescata dalle denunce di alcuni genitori- insospettiti da determinati cambi d’umore dei figli, e dalla loro improvvisa voglia di cambiare scuola - erano sfociati in una serie di presunte vessazioni: dallo strattonamento di un allievo autistico, del quale in un’altra occasione avrebbe colpito la cartella con un calcio, alla testa di una bimba girata d’imperio con le mani verso una seconda insegnante, passando per minacce e scatti d’ira comprensivi di bestemmia e di ulteriori frasi non proprio consone in una classe, fino all’affermazione: “L’avevo detto io che voi siete inutili”.

Al termine delle indagini, i carabinieri di Prosecco e il pm che le dirigeva hanno individuato undici parti offese, corrispondenti alle famiglie di altrettanti alunni che Redivo, in qualità appunto di insegnante di sostegno, era chiamata nel 2011-12 a seguire. Nessuna di queste, però, al momento del processo - celebrato come si diceva col rito abbreviato - si è costituita parte civile. Nel corso della discussione a porte chiuse davanti al gup Morvay, il pm De Bortoli ha così chiesto per la maestra “cattiva” un anno per maltrattamenti continuati col riconoscimento delle attenuanti generiche ma senza la condizionale (il che di questi tempi le sarebbe potuto valere i domiciliari) e in subordine una condanna per abuso di mezzi di correzione e disciplina. Il difensore di Redivo, l’avvocato Chiara Centrone, s’è battuta per l’assoluzione della sua assistita, «peraltro incensurata». Il giudice, alla fine, ha deciso per la derubricazione del reato da maltrattamenti ad, appunto, abuso di metodi disciplinari: otto mesi e condizionale. «Per la difesa è un esito favorevole - così l’avvocato Centrone - ma attenderò il deposito delle motivazioni della sentenza per valutare l’eventualità di un’impugnazione della stessa in appello».

@PierRaub

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