La missione di suor Elvira nella lotta alle dipendenze

Riprendersi la vita, riconquistare il dialogo smarrito, iniziare ad esistere dopo aver resistito. Riconciliarsi con se stessi e con Dio obbliga porta a percorsi difficili, che possono diventare però anche traguardi da condividere. Lo sa bene chi è entrato in contatto con la Comunità Cenacolo, la realtà con base a Mogliano Veneto creata da suor Elvira Petrozzi, meglio conosciuta come madre Elvira, protagonista del quarto e ultimo appuntamento quaresimale della Cattedra di San Giusto, ciclo quest'anno incentrato sugli aspetti della riconciliazione.
Testimonianze, racconti, esempi, parole più dirette rispetto ai precedenti incontri. Al centro dell’incontro questa volta le storie di ex tossicodipendenti, disagiati o emarginati che, dopo aver a lungo abitato le “periferie esistenziali” di cui parla spesso Papa Bergoglio, sono ora alle prese con processi di rinascita e di riadattamento alla vita e agli affetti. Il loro passato parla di errori, fragilità e dipendenze di vario tipo - dalle droghe all'alcool, al cibo, sino al gioco e al web - da cui sono poi usciti grazie al lavoro svolto all'interno della Comunità Cenacolo, il “miracolo” disegnato da suor Elvira attraverso una casa dove si respira dialogo e accoglienza, e dove, una volta guariti, molti decidono di restare come volontari per portare avanti il servizio della missione. È il caso di Elisa Fulcheri, giovane piemontese entrata a suo tempo in comunità per problemi con la droga, una delle ospiti all'incontro della Cattedra di San Giusto, testimone diretta del processo di riconciliazione tra le mura del Cenacolo.
Una storia quasi comune la sua, fatta di noia esistenziale, scarso dialogo con la famiglia, nessun problema economico, cattive compagnie e desiderio di fughe virtuali: «Ho cercato una scappatoia - ha raccontato alla platea - e avevo due vite parallele: una da ragazza che lavorava e studiava, l'altra da tossica e che distruggeva tutto ciò che toccava. Entrata in comunità non ho avuto un approccio facile ma dopo la paura - ha sottolineato la volontaria della Comunità Cenacolo - ho iniziati a “vedere”, a percepire il valore dell'importanza della vita e del riuscire ad avvicinarmi a valori mai conosciuti a fondo prima, tra cui l'amicizia».
Elisa ora non cerca scappatoie ma soluzioni, ha saputo riconciliarsi a modo suo partendo inoltre da un respiro di consapevolezza: «Guardo al mio passato ma non mi colpevolizzo più - ha concluso - mi rivolgo al futuro conscia di non sbagliare più, insegnando agli altri». —
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