La “mitica” Tomos chiude i battenti

TRIESTE. Signore e signori un minuto di raccoglimento. L’azienda Tomos produttrice dei mitici motorini (e non solo) simbolo e feticcio di quella che fu la Jugoslavia chiude i battenti. Lo ha deciso la società Hidria che ne detiene il pacchetto azionario. I 60 dipendenti saranno tutti assorbiti dalla casa madre. Una morte indolore, dunque, come si conviene a una vecchia dama, simbolo di quel progresso tecnologico realsocialista che frapponeva al mito capitalista della Vespa il “gioiello” autarchico a due ruote di quel colore azzurrino indefinito delizia e, soprattutto croce, di quanti l’hanno acquistata e guidata. Eppure la Tomos non è un’azienda in crisi. Anzi. Come spiega il direttore della Tomos Invest, Domen Bo›kor negli ultimi tempi è cresciuta la domanda soprattutto dal mercato statunitense e dell’Europa orientale. «Avremmo dovuto solo apportare alcune correzioni tecniche al nostro prodotto». Tomos passa ora sotto il controllo del Tehnološki Park Capodistria ed è oramai sicuro che l’azienda sarà trasferita altrove magari per continuare la tradizione produttiva vista la domanda. Acronimo di Tovarna Motorni Sežana (in italiano “Fabbrica Motocicli Sesana”), l'azienda fu fondata dal governo jugoslavo nel 1954 a Sesana, iniziando a produrre ciclomotori su licenza dell'austriaca Puch l'anno successivo in uno stabilimento a Capodistria. A questi modelli, battezzati Colibrì, si affiancarono una motocicletta di 250 cm³ e uno scooter di 125 e 150 cm³, anch'essi di origine austriaca, ma di scarso successo. Nel 1959 la Tomos iniziò la produzione di ciclomotori di propria progettazione, mantenendo il nome "Colibrì". Iniziarono anche le esportazioni, dapprima in Svezia e successivamente in Olanda, con buoni risultati commerciali, tanto da far aprire, nel 1964 a Epe, uno stabilimento d'assemblaggio. Il 1968 vide l'entrata in produzione del ciclomotore Automatic, con telaio in tubi (anziché in lamiera stampata) e cambio monomarcia. Due anni dopo la Casa jugoslava rientrò nel settore delle moto di grossa cilindrata producendo su licenza la Norton Commando Fastback sotto la denominazione Tomos-Norton TN 750 Fastback. La produzione fu di breve durata, cessando a fine 1970. Già negli anni Sessanta l'azienda di Capodistria iniziò a diversificare le proprie attività, iniziando la produzione di motori fuoribordo e stazionari, oltre che costruendo diversi modelli Citroën (tra cui 2CV, Dyane e GS) per il mercato jugoslavo. Negli anni Settanta i modelli a catalogo furono aggiornati. Il decennio successivo fu segnato dal lancio dell'Automatic 3 (versione rivista del precedente Automatic), dello stradale BT 50, delle enduro ATX 50 cm³ e CTX 80 cm³ e del Colibrì TS 50, quest'ultimo disegnato da Giorgetto Giugiaro. Con il collasso della Jugoslavia la Tomos rinnovò la rete di vendita, affidandosi alla Grande distribuzione organizzata e in particolare alla svedese Ikea, e la gamma dei prodotti.
Mauro Manzin
Riproduzione riservata © Il Piccolo