La moda adotta il velo islamico, nasce lo stile burqa

Numerosi sono i casi che hanno come slogan la frase “Meno burqa, più sicurezza”. Finché l'uso del velo avveniva nel territorio da cui proveniva, non ci si poneva alcun problema, ma quando si instaura una condizione di convivenza tra popoli di religione diversa scatta il meccanismo del confronto sulla base delle proprie culture: il confronto con lo “straniero”, portatore di ciò che è “estraneo” a noi. Il velo generalmente è visto negativamente in occidente con una connotazione simbolica di una profonda diversità culturale, che sfocia spesso nelle visioni di sottomissioni e arcaicità.
A Parigi nel 2011 una legge fermamente voluta da Nicolas Sarkozy mise al bando nei luoghi pubblici i simboli religiosi, come il burqa e niquab, che nascondono l'identità delle persone: ciò portò al divieto del velo.
Inoltre, in numerose scuole della Gran Bretagna, Stato che è riconosciuto come paese in cui l'immigrazione è basata sull'integrazione più che sull'assimilazione, è stato vietato il velo islamico per motivi di sicurezza e di riconoscimento degli studenti.
I paesi dell'Africa occidentale vogliono vietare il velo islamico integrale per evitare attacchi terroristici e controllare le città dai possibili attacchi kamikaze, dopo una serie di attentati commessi da persone coperte da veli integrali che coprivano cinture esplosive.
Tanti sono stati i motivi che hanno portato a vietare il velo islamico nelle diverse città occidentali; anche in Italia si sta facendo ricorso a dei provvedimenti di sicurezza dopo gli attentati commessi in tutto il mondo nei mesi scorsi.
In Lombardia dal primo gennaio 2016, non è più possibile entrare in ospedali, uffici, scuole e in tutti i luoghi di proprietà comunale aperti al pubblico, con il velo islamico, così come con il casco e il passamontagna. Dopo le votazioni dei consiglieri infatti si è deciso di aumentare le misure di sicurezza, facendo sì che ogni persona possa essere vista e riconosciuta senza alcun ostacolo. Gli stessi consiglieri hanno anche deciso di mettere dei cartelli in lingua italiana, inglese e araba, con tali divieti, evidenziando un casco circondato e barrato di rosso, accanto ad un passamontagna e un niqab (il velo nero che lascia scoperti solo gli occhi).
Anche in un numero notevole di istituti scolastici del Friuli Venezia Giulia sono stati vietati i veli islamici per combattere l'islamofobia crescente, onde evitare discriminazioni ed episodi spiacevoli.
Ma ripensandoci che storia c'è dietro ai veli? In origine il velo era usato come una protezione pratica nei confronti degli agenti atmosferici. L'aspetto socio-culturale del velo, ma più in generale dell'abbigliamento in sé, avvenne in un secondo momento, assumendo connotati religiosi, sociali e politici.
Canonicamente, il velo circoscrive la funzione seduttiva della donna, limitando i lineamenti del corpo, che nel campo sociale favorisce un rapporto tra uomo-donna non basata sull'attrazione, ma sulla conoscenza delle personalità.
Infatti con il termine 'hijab', in ambiente islamico, si intende tutto ciò che dissimula o copre il corpo della donna al fine di preservare il pudore.
Tuttavia nel mondo occidentale questi aspetti non vengono accettati e compresi, anzi si tende a credere che tali abiti siano discriminanti nei confronti delle donne, tanto da credere che il velo integrale renda le donne “invisibili”. Questa frase fa anche capire e pensare che in realtà le donne che usano il velo, specialmente nei paesi occidentali, hanno notevole difficoltà nell'inserimento del mondo del lavoro e nei rapporti sociali.
Non a caso, in tempi recenti la paura di non essere accettata dalla società, ha spinto una ragazza di 15 anni di origini marocchine, ma residente nelle Marche, a ripudiare la religione islamica. La ragazza, nel tragitto in pullman che la portava a scuola, si toglieva il velo e si truccava all'insaputa dei familiari; prima di arrivare a casa si struccava e si rimetteva il velo; finché un giorno la madre la vide da lontano senza velo e infuriata si avvicinò a lei tirandola per i capelli e sgridandola.
Contrariamente all'apparente emarginazione nei confronti delle donne islamiche, certe catene di abbigliamento hanno deciso di associare e adottare lo stile del velo, come una trovata pubblicitaria, che sta facendo discutere un po' tutte le popolazioni, lanciando il messaggio che non è un discorso politico né religioso, bensì che la moda debba rimanere sempre e completamente “super partes” e che. alla fine, ognuno si può vestire come vuole.
Il divieto di indossare il velo dunque non contrasta i principi religiosi islamici in sé, bensì due abiti (burqa e niqab), per delle ragioni di sicurezza e non per volontà d'integrazione forzata, tuttavia questo concetto non è ancora chiaro e genera molta confusione.
Jana Tabaj
IIIBSU Liceo Sc. Umane
Slataper
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