La Monti e gli altri ritrovi triestini negli anni della “febbre da cavallo”

Un’epoca in cui l’ippica accendeva la passione e “bruciava” gli stipendi Dal capoluogo giuliano era partita anche la rivoluzione del Totocalcio 

l’amarcord

Ugo Salvini

Un tempo ritrovo di autentici appassionati dell’ippica, perché riservate alle scommesse sulle corse dei cavalli. Oggi, dopo l’allargamento del gioco a tutti gli sport, sede di puntate di ogni tipo, dal calcio allo sci, dal tennis al basket e all’automobilismo. Questa l’epopea delle agenzie ippiche a Trieste, città che diede la luce al giornalista sportivo Massimo Della Pergola il quale, insieme al giornalista-scrittore nonché produttore cinematografico Fabio Jegher, e al radiocronista Geo Molo, realizzò nel ’45 il primo concorso a pronostici legato al calcio, la schedina Sisal madre del Totocalcio, i cui ricavi contribuirono alla ricostruzione degli stadi distrutti dalla guerra e al rilancio dello sport italiano.

Negli anni ’60 e ’70 in città erano attive le sale corse “Tergestea”, in viale XX Settembre, realizzata nei locali al pian terreno di uno storico palazzo, sostituendosi a un vecchio night club, inaugurato nell’immediato dopoguerra, e “Monti” in piazza Perugino, a fianco del bar Catina, tutt’ora operativo, nei locali oggi occupati da Unicredit. Collocata a poca distanza dall’ippodromo di Montebello, l’agenzia di piazza Perugino era meta di coloro che, dopo aver assistito alle corse domenicali, per richiamare anche le famiglie andavano a vedere gli ultimi risultati delle corse in programma negli altri ippodromi che avevano orari sfasati rispetto a Trieste.

In quegli anni era in vigore un’ottima regola: l’accesso era rigorosamente riservato ai maggiorenni. Negli anni successivi la “Monti” si trasferì in via Foscolo. Dopo il 2000 fu inaugurata anche la “Match Point” di via Beccaria, una delle poche superstiti in città. Ma l’atmosfera ormai era cambiata.

Aprirono poi le agenzie di via Giuliani, a san Giacomo, e la “Iziplay” in via delle Zudecche, oggi chiuse. Attualmente, nelle due uniche sale rimaste, quella di via Beccaria e quella di piazza Goldoni, l’immediatezza della visione degli eventi in diretta ha fagocitato il fascino dell’attesa di un tempo, quando, per sapere l’andamento di una corsa bisognava attaccarsi al video in bianco e nero sul quale scorrevano le parole dettate dal cronista presente all’ippodromo. –

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