La morte del cestista Molent, processo da rifare

È la conseguenza dell’avvicendamento del giudice. Saranno risentiti testimoni e periti: una trentina in tutto

Tutto da rifare, o quasi, il processo per la morte del 21enne cestista Matteo Molent. Ieri la giudice Francesca Clocchiatti, che ha ereditato il procedimento dal collega Nicola Russo trasferitosi dal Tribunale di Gorizia a quello di Milano, ha sostanzialmente azzerato quanto emerso nelle tante precedenti udienze e ha disposto di risentire tutti i testi e i periti nominati dal gup. Significa un plotone di almeno una trentina di persone. Fissate altre tre udienze, ma l’impressione è che non basteranno per completare il processo. Clocchiatti inoltre al termine delle deposizioni potrebbe teoricamente nominare un proprio perito, scelta che era stata adottata da Russo.

La tragica partita risale a domenica 20 dicembre 2009 al PalaBigot di Gorizia. Sul parquet la Nuova Pallacanestro Gorizia e la Codroipese, società in cui militava Molent. Imputati di omicidio colposo sono il medico (difeso dagli avvocati Nereo e Vanek Battello) e i due infermieri volontari (difesi dagli avvocati Lippi e Macor) che erano di servizio quella domenica al PalaBigot. La parte civile - i familiari di Molent - è rappresentata dall’avvocato Francesco Gasparinetti.

Nel corso della partita Molent fu vittima di un grave malore cardiaco. Morì otto giorni dopo all’ospedale di Udine senza aver ripreso conoscenza.

Il dibattimento fino a questo momento aveva visto contrapposte due linee. Quella dell’accusa (sostituto procuratore Laura Collini) secondo cui risultarono fatali le non corrette manovre riabilitative di primo soccorso dopo il malore che aveva colpito il cestista.

Molent aveva giocato quasi tutto il primo quarto mettendosi in evidenza in alcune ficcanti azioni. Poi era stato sostituito - non è chiaro se chiamò il cambio perché già si sentiva poco bene - e appena seduto in panchina fu colto dal malore.

La difesa sostiene invece, corroborata dal parere scientifico di alcuni consulenti, che Molent «aveva il cuore infiammato, malato, refrattario alla rianimazione» (parole del medico legale Alessandro Peretti). Ma tutte queste determinazioni ora non valgono più. Testi e consulenti dovranno ripetere al giudice, si suppone e si spera in modo più stringato di quanto fatto in precedenza, quanto di loro conoscenza.

La mancata chiusura di questo processo è forse l’unico neo dell’apprezzata attività di giudice svolta al Tribunale di Gorizia da Nicola Russo. (ro.co.)

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