«La naja è una sofferenza ma lascia grandi ricordi»

«Ho dei ricordi meravigliosi del servizio militare: sono partito dopo la laurea nell’ottobre ’76. Ho fatto la scuola Auc ad Aosta e poi ho prestato servizio a Tarvisio, dove ho anche conosciuto mia moglie». Gianluigi Chiozza, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, ha un passato da ufficiale nelle penne nere. Impegni istituzionali lo hanno portato all’estero e per questo non potrà condividere i ricordi con i compagni di corso. «La nostalgia non è legata all’età o al fatto che si ricordano i momenti di quando si era giovani – dice -. Noi allievi ufficiali ci siamo trovati dopo 30 anni e sembrava che non fosse passato neppure un giorno. Quest’anno lo rifaremo per i 40 anni. La naja è un periodo in cui si condividono tante cose: anche quelle spiacevoli sono importanti, anzi, sono proprio quelle che rafforzano le amicizie».
Gianluca Madriz, presidente della Camera di Commercio, assicura d’avere la montagna nel cuore. Parla di “romanticismo alpino”, anche se riconosce di non poter essere tra quelli che hanno vissuto con eroismo il periodo della naja. «Nel ’90 era già una passeggiata, ma è stata un’esperienza indimenticabile, in senso positivo. È una scuola di vita difficile da spiegare a chi non l’ha provata. Non rinuncio e non rinuncerei a quel ricordo per nulla al mondo. Infatti parteciperò alla sfilata». Inquadrato in artiglieria da montagna, Madriz ha rischiato di vedersi prolungare il servizio militare: «Quando spararono alla Casa Rossa mi mancava un mese al congedo. Sembrava che la leva si sarebbe prolungata, poi però tutto si concluse come previsto». Chi invece in caserma è rimasto un mese in più è stato il presidente della Consulta per i disabili Mario Brancati: «Ho fatto il sottufficiale nel ‘60/’61. È stata un’esperienza splendida, anche se dura. Al momento del congedo l’Urss aveva chiuso il corridoio con Berlino e ci tennero dentro in attesa di vedere l’evolversi degli eventi. Per fortuna, poi non si arrivò alla guerra». Non è stato alpino, ma da “alpiere” della Guardia di Finanza l’assessore comunale Guido Germano Pettarin parla con spirito alpino. «Eravamo cugini. Con gli alpini avevamo un rapporto buonissimo. Molto più che di colleganza, direi di fratellanza. Da sempre, il rapporto che ci lega è importante. È qualcosa sentito nel cuore”.
Stefano Bizzi
Riproduzione riservata © Il Piccolo