La palestra di Ponziana porterà il nome di Sy

La palestra di Ponziana porterà il nome di Mamadou Sy. Lì il 26enne senegalese era impegnato come volontario, allenando e trasmettendo ai ragazzini che lo vedevano come un modello da seguire i profondi valori di cui era portatore. La decisione di intitolargli - “Palestra popolare Mamadou Sy” - questo spazio in via Orlandini è stata comunicata ieri dalla Casa delle culture e da Artcop Project. Che organizzerà per mercoledì sera alle 20.30 alla Casa delle culture un’iniziativa per raccogliere fondi da destinare al trasporto della salma del ragazzo nel suo paese d’origine e a supporto della sua famiglia. «Campione italiano di muay thai, aveva scelto di mettersi a disposizione di un piccolo quartiere in difficoltà, di una palestra autogestita in uno spazio sociale, senza chiedere altro che la stessa passione vibrante che lui metteva nelle cose, la stessa umanità viva e contagiosa che sprigionava senza sosta - è il ricordo delle persone con cui a Ponziana condivideva i momenti di impegno nella struttura sportiva -. Aveva scelto di mettersi a disposizione dello sport popolare, antirazzista, e renderlo accessibile a tutti ad alto livello. Migrante, africano, mostrava che è possibile non arrendersi, tenere la testa alta ed essere meglio del destino, con dignità, e continuava a farlo con i ragazzi di un quartiere difficile. Campione nello sport e nella vita, Mamadou era anche un volontario di The Artcop Project, associazione nata, anche grazie alla sua generosità e al suo entusiasmo, per sostenere, tramite raccolta fondi e materiale, i soggetti che operano in situazioni di emergenza umanitaria in tutto il mondo. Quest’anno l’attenzione di Artcop è stata rivolta precisamente ai bambini del Senegal, terra nativa dello stesso Mamadou. I suoi insegnamenti non ci lasceranno mai».
Quella di mercoledì prossimo sarà una serata in cui «lo saluteremo e gli renderemo omaggio con una cena di comunità e godendo insieme della musica degli amici che già hanno partecipato alle iniziative di ArtCop e di Casa delle Culture. Lo faremo per aver cura di ciò che a Mamadou stava a cuore - concludono i ragazzi di Cdc -: la sua famiglia e i suoi fratelli che in Senegal contavano su di lui per poter studiare ed essere anche loro meglio del destino che sembra già scritto». (m.u.)
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