La pandemia allontana il voto delle comunali: ipotesi rinvio in autunno
Trieste, Pordenone e altri 33 centri interessati in Fvg. La Regione ha già scelto la data del 23 maggio ma è pronta a un’alternativa fra settembre e novembre

Lasorte Trieste 23/03/20 - Piazza Unità , Municipio illuminato con il Tricolore, Emergenza Coronavirus
TRIESTE Le elezioni comunali di Trieste, Pordenone e altri 35 centri minori saranno fissate dalla Regione per domenica 23 e lunedì 24 maggio (con ballottaggio il 6 e 7 giugno), ma da Roma sono sempre più insistenti le indiscrezioni che parlano di rinvio del voto all’autunno, in attesa che la pandemia riduca il suo impatto. La giunta ha scelto la data per farsi trovare pronta, ma a favore del posticipo giocano le parole del Presidente Mattarella sull’inopportunità di andare alle urne in piena emergenza e le difficoltà dei partiti a chiudere il cerchio delle candidature nelle principali città italiane.

Cosa succederà lo capiremo a breve: il governo dovrà esprimersi sulle regionali in Calabria, che sono previste l’11 aprile ma rischiano il rinvio per Covid. La decisione sul rinnovo del Consiglio regionale calabrese, dopo la scomparsa prematura della presidente Santelli, sarà un indizio fondamentale per comprendere le intenzioni del governo Draghi. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese non sarebbe convinta dello slittamento a settembre, ma le voci sono un tam tam quotidiano e diversi parlamentari del Fvg considerano la decisione già presa: si mormora che alla commissione Affari costituzionali del Senato potrebbero arrivare emendamenti in tal senso già la prossima settimana.
La Regione autonoma ha competenza sulla data del voto, ma segue di solito il calendario nazionale. L’assessore Pierpaolo Roberti attende, ma si muove per non lasciarsi trovare impreparato se le comunali fossero confermate. «Lavoriamo sulle date del 23-24 maggio per il primo turno e del 6-7 giugno per i comuni al ballottaggio – dice – ma nella Omnibus in discussione a marzo siamo pronti a aprire una nuova finestra da metà settembre a metà novembre». Sempre all’interno di quel disegno di legge, la giunta stabilirà il voto anche di lunedì e ridurrà le firme necessarie a presentare le liste per «limitare gli assembramenti – spiega Roberti – con misure già applicate l’anno scorso».
Il caso deòòa Calabria sarà la cartina di tornasole. Nulla può essere cambiato nei 45 giorni che precedono il voto dell’11 aprile e quindi il governo ha tempo fino alla fine della settimana entrante per valutare una seconda proroga, dopo quella che ha rinviato la data iniziale del 14 febbraio. Questione di pandemia ma anche di condizioni politiche, visto che i partiti faticano a comporre il quadro: nel centrosinistra si profila il dualismo fra il candidato Pd e l’ex sindaco di Napoli de Magistris; nel centrodestra sono diversi i nomi in lizza.
Dopo il fallimento delle trattative sul Conte ter, il Presidente della Repubblica ha detto di ritenere rischioso il voto durante la pandemia e il ritorno in zona arancione di alcune regioni male si sposa con banchetti e incontri pubblici. Vale per la Calabria, ma anche per il resto d’Italia. Alla situazione sanitaria si aggiungono motivi di opportunità politica. Fratelli d’Italia insiste per le urne, ma si tratta dell’unico partito motivato a capitalizzare subito la propria crescita. Difficilmente il rinvio troverebbe invece l’opposizione delle altre forze, tutte in alto mare sulla scelta dei candidati a Roma, Milano, Bologna, Torino e Napoli.
A Trieste le cose sono più avanti. Roberto Dipiazza non è mai stato in discussione e Francesco Russo ha appena organizzato il primo appuntamento della campagna. Pur tramortito dall’avvento di Draghi, il M5s sta per scegliere il proprio candidato. Lo slittamento permetterebbe di valutare l’evoluzione dei rapporti fra Pd e grillini, che a Pordenone correranno assieme mentre a Trieste sembrano destinati a un primo turno da avversari. Sull’altro fronte ci sarà da verificare la compattezza del centrodestra, con Fdi fuori dal governo sostenuto da Lega e Fi. Nodi che riguardano 37 comuni chiamati al voto in Fvg su quasi 1.200 municipi in tutta Italia. Agli appuntamenti di Trieste e Pordenone si aggiungono quelli di Cordenons e San Vito al Tagliamento, più altre realtà di piccole dimensioni, come Muggia, Grado, Palmanova e Latisana, per le quali non è previsto ballottaggio. L’organizzazione è nel vivo e il segretario della Lega Fvg Marco Dreosto era a Roma per curare questi aspetti: «Non abbiamo certezze, ma bisogna imbastire candidature e programmi nei comuni minori. Se la pandemia continua, però, si fa sempre più probabile lo slittamento all’autunno». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video