La piccola sala d’essai deserta da dieci anni «Peccato, qui si proiettavano delle chicche»

il reportage
L’Alcione è uno degli ultimi cinema rionali ad aver chiuso i battenti esattamente dieci anni fa. Una sala storica, piccola, ma che nel tempo ha saputo raccogliere i consensi di molte persone e che aveva ricevuto riconoscimenti a livello nazionale. Dall’estate del 2008 tutto è chiuso in via Madonizza e pare sia rimasto fermo. È probabile che dentro ci siano ancora le sedie e tutto ciò che serviva al funzionamento del cinema, utilizzato in passato anche come sede per alcune lezioni universitarie.
Passeggiando sulla via, i residenti negli ultimi anni non hanno notato alcun movimento. «Secondo me hanno semplicemente chiuso la porta – commenta un anziano che abita poco distante – non si è visto mai nessuno. Me lo ricordo tanti anni fa, forse gli anni ’80 o ’90, qui non c’erano locali quindi ogni tanto si andava volentieri, anche se i film non mi sembra fossero quelli famosi dei grandi cinema».
Chi invece ha un ricordo sicuramente più nitido è Pietro Crosilla, rappresentante della società “Alcione Cinema”, che dal 2001 ha gestito la struttura fino alla chiusura. «Il cinema è del Dopolavoro ferroviario, che prima l’aveva destinato solo ai soci e poi ha affittato per anni a noi lo spazio, ma negli ultimi tempi il canone era aumentato e non potevamo più far fronte a quelle spese. Credo ci siano stati alcuni cambiamenti immobiliari o riguardanti la stessa società del dopolavoro, fatto sta che non si è raggiunto un accordo. D’altra parte le nostre pellicole erano di nicchia, ma sempre di ottima qualità, molto elevata. Ha conquistato anche premi importanti, per la programmazione d’essai e un riconoscimento speciale “Schermi di qualità”, consegnato a poche sale in Italia». Pietro ricorda con piacere e con orgoglio il lungo impegno all’Alcione. «Io sono stato prima direttore per una ditta dal 1997, poi con una di mia proprietà, sono diventato gestore, fino al 2008. Ricordo un crescendo di successo in particolare tra il 1997 e il 2002, poi le cose sono andate gradualmente peggiorando, una parabola discendente, dovuta al fatto che non era possibile competere sul mercato della distribuzione cinematografica. Eravamo una realtà piccola, era difficile ottenere titoli interessanti, in grado di attirare un pubblico più numeroso. Non avevamo la capacità commerciale necessaria per andare avanti e riempire la sala». Pietro pensa con nostalgia all’Alcione, anche perché dopo il mancato rinnovo del contratto il cinema ha chiuso definitivamente. «Credo che dal 2008 sia rimasto così com’era. È un peccato: per me resta la soddisfazione dei complimenti che ricevevo spesso dagli spettatori, per il materiale informativo molto accurato che veniva preparato o sui film interessanti che venivano proposti».
La capienza complessiva della sala è di 190 posti e spesso, negli anni prima della chiusura, era frequentata spesso da ragazzi. «Dell’Alcione ho ricordi misti da appassionato, studente e lavoratore – racconta Giovanni Barbo – da appassionato, quando era assieme a Lumiere, Sala Azzurra e Ariston, una delle sale dove potevi trovare il cinema d’essai. Vedevi persone familiari tra gli spettatori, chiacchieravi con gestori e cassieri mentre eri in attesa che finisse la proiezione precedente, atmosfere che facevano parte integrante dell’esperienza di andare al cinema. Da studente ricordo alcune lezioni che, per motivi di capienza, si tenevano all’Alcione, distante solo qualche centinaio di metri dalla sede di via Tigor. Mi vengono in mente le ultime file e le persone sedute fin fuori dalla sala, anche per terra, tra l’ascolto del professore e le chiacchiere. E poi conservo i ricordi da lavoratore, per la rassegna FilMakers, ad esempio nell’occasione della presenza a Trieste di Fabrizio Bentivoglio, di Gianluca Arcopinto, di altri autori che venivano a parlare dei loro film o del loro modo di fare cinema».
L’Alcione è solo una delle tante sale, centrali o periferiche, ormai scomparse. Negli anni ’50 a Trieste c’erano 35 sale. Qualche nome ormai scomparso, Excelsior, Fenice, Grattacielo, Ritz, Aurora, Moderno, Capitol, Vittorio Veneto, Astra, Alabarda, Impero, Buffalo Bill, Massimo, Venezia, Radio, Filodrammatico, Abbazia, Lumiere, Garibaldi, Alabarda e Regina. Senza dimenticare i tanti cinema estivi, che rappresentavano un momento molto apprezzato nel panorama dell’intrattenimento nei mesi più caldi. Nel 1989 il numero complessivo era già sceso a 11, diminuiti ulteriormente negli anni successivi.
Nei rioni molti ricordano ancora le sale più piccole rispetto a quelle del centro cittadino, dove la gente si ritrovava spesso nei fine settimana per assistere alle proiezioni, come quello nel cuore di Servola o la sala teatro di San Luigi. –
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