La porta girevole del subappalto straniero

Oltre la metà dei lavoratori sono bengalesi e romeni. Il Comune invia a Fincantieri una proposta sul metodo di assunzioni
Di Laura Borsani
Bonaventura Monfalcone-20.02.2017 Lettera per Fincantieri-Sindaco Cisint-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-20.02.2017 Lettera per Fincantieri-Sindaco Cisint-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Il Monfalconese soffre ancora di una forte oscillazione occupazionale straniera. Un tourn-over molto accentuato, che dà la misura dell’instabilità delle dinamiche del mercato del lavoro ripercuotendosi sul tessuto sociale. I dati dell’Osservatorio Sviluppo e Comunicazione del Mercato del Lavoro della Regione forniscono un quadro indicativo. Del quale ha tenuto conto il documento-proposta di accordo formalizzato ieri dal Comune all’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono. Il pacchetto di proposte presentato dal sindaco Anna Maria Cisint e dal consigliere delegato alla sicurezza e legalità, Antonio Garritani, è finalizzato alla sigla di un accordo che poggia le basi su una nuova regolamentazione delle assunzioni e delle esternalizzazioni dello stabilimento navale.

Veniamo intanto ai dati. Nel 2016 le assunzioni complessive nel Monfalconese sono state 11.430 rispetto alle 10.654 del 2015 (7,3%), le cessazioni sono state 10.450 rispetto a 9.540 (9,5%). La forza lavoro italiana era di 7.322 unità (4,3%) a fronte di 6.886 cessazioni (4,2%). Gli stranieri, invece, nel 2016 hanno registrato 4.108 assunzioni (23,4%), di cui 2.552 extra Cee (18,9%) e 1556 Cee (4,5%). Ciò a fronte di 2.200 cessazioni extra Cee (29,1%) e 1.364 Cee (11,2%). C’è un altro dato significativo: bengalesi e romeni rappresentano il 58% della forza lavoro straniera. Nel periodo tra l’1 gennaio 2014 e il 31 dicembre 2016, gli stranieri erano complessivamente 10.157 unità. Con i bengalesi a fare la parte del leone, 3.394 assunzioni rappresentative del 33%, seguiti dai romeni con 2.510 lavoratori (25%). Nella rilevazione rientrano anche bulgari (5%), croati (4%), serbi (3%), bosniaci (3%), albanesi (3%), senegalesi (3%), macedoni (2%), marocchini (2%). Infine la voce “altri”, pari a 1.628 unità (16%), rappresentativi di tutte le altre nazionalità straniere.

Dati, dunque, che il sindaco Cisint assieme a Garritani hanno esposto per contestualizzare la necessità di addivenire a un accordo con la “Grande Fabbrica”. Quello che la prima cittadina ha presentato è un pacchetto di misure «finalizzato a dare una svolta - ha spiegato - a un problema estremamente sentito che è stato al centro del confronto con Fincantieri nelle scorse settimane e che assume particolare rilievo in vista del piano di commesse di prossimo avvio».

L’obiettivo principe è l’occupazione del territorio e passa attraverso la revisione sostanziale del sistema del subappalto, che determina l’impatto più “stressante” sulla realtà monfalconese. Il documento-proposta si compone di 16 punti cardine. Gli elementi fondamentali sono la costituzione di un nuovo soggetto, una “Rete di imprese” con forma giuridica, costituito dai principali “player” che operano per Fincantieri, quale “bacino di riferimento” dal quale attingere per l’affidamento delle commesse nel cantiere navale. In parallelo c’è l’impegno delle aziende aderenti a favorire l’impiego di personale locale attraverso il lavoro “somministrato”, tramite le agenzie interinali. Nell’atto si parla di «privilegiare gli appalti di fornitura, servizi e opere diretti e a filiera corta», e di «consolidare i parametri di sicurezza, legalità e rispetto dei fondamentali diritti dei lavoratori, anche in ordine al costo del lavoro». Si tratta quindi di valorizzare «l’imprenditoria sana e di qualità» dalla quale reclutare manodopera specializzata, in un contesto di trasparenza. Fondamentale resta l’applicazione della contrattazione collettiva di comparto, nel rispetto delle norme di settore, assieme al ricorso di forza lavoro «prioritariamente» nell’ambito dell’Isontino. Tra i requisiti richiesti per i lavoratori, altro punto forte, c’è la conoscenza della lingua italiana «ad un livello tale da garantire la necessaria gestione della sicurezza e dei necessari processi di integrazione». La “Rete di imprese” dovrà contribuire a farsi garante della legalità e della trasparenza. Un ruolo importante è rappresentato inoltre dall’Agenzia del Lavoro, interfaccia della richiesta e domanda attraverso l’apertura di uno specifico sportello. Il tutto prevedendo un monitoraggio attraverso un “Osservatorio Permanente” costituito da Comune, Regione, Camera di Commercio e Sindacati. Ai fini dell’adesione alla “Rete” si parla del coinvolgimento della Camera di commercio per attivare una linea di credito (Fondo Gorizia e Confidi) a favore delle imprese partecipanti. Rientrare nella “Rete”, inoltre, permetterà di avere una sorta di “prelazione” nell’ambito delle gare d’appalto a parità di offerta con le società non rientranti nel soggetto giuridico. Specifici sono gli impegni-requisiti stabiliti ai fini della partecipazione alla “Rete”, a garanzia della qualità e trasparenza del sistema. Altrettanto fondamentale è il rapporto scuola-lavoro perseguendo un percorso di formazione “tarato” sulle esigenze aziendali. Ultimo ma non meno importante la questione sulla viabilità e i parcheggi, per i quali l’atto propone un tavolo urgente tra Comune e Fincantieri.

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