La “profezia” mancata del progetto Polis e la chance del presente

Generali è un fattore dinamico all’interno della storia di Trieste Allora l’idea innovativa non fu compresa. Ma oggi arrivano i Big Data 
G.tom.
Lasorte Trieste 22/02/21 - Porto Vecchio
Lasorte Trieste 22/02/21 - Porto Vecchio

il focus

Le aziende che hanno un secolo o più sulle spalle, come tutte le istituzioni umane, acquisiscono una capacità strategica di lungo periodo. Anche per questo, forse, una realtà fondata nel 1831 come Assicurazioni Generali aveva scommesso sul possibile rilancio del Porto vecchio già trent’anni fa. Oggi, mentre si sbrogliano le procedure per la fondazione del Consorzio Ursus (vedi articolo in alto), arrivano segnali incoraggianti come l’annuncio della compagnia di voler investire in un centro di ricerca su Big data e intelligenze artificiali assieme agli enti accademici regionali. Un centro che potrebbe trovare nel Porto vecchio la sua sede.

Da queste coincidenze significative trae una lezione la senatrice e scrittrice Tatjana Rojc, che ha lavorato assieme ad Ezio Martone alla stesura del libro “Il lungo viaggio del Leone di Trieste”. Nel libro, ne abbiamo scritto su queste pagine, si dimostra come lo sbarco di Generali nell’antico scalo, con il progetto Polis, venne meno per divergenze tra i soci, più che per resistenze politiche triestine, come finora s’era raccontato. Ma la storia del Leone, lì raccontata, è interessante perché nella compagnia c’è sempre stato un motore di innovazione per tutta la città, spiega Rojc: «Il ruolo di Generali a Trieste è importantissimo, non solo come capitale economico, ma perché i dirigenti della compagnia hanno sempre colto in anticipo le tendenze future».

L’autrice cita l’esempio di Umberto Della Casa, modenese che lavorava per Ibm a Torino prima di arrivare a Trieste, nel 1969, dopo aver ricevuto una proposta dalle Assicurazioni. Lo stesso avviene negli anni Settanta per Benito Rocco, anche lui proveniente dai ranghi dell’azienda informatica statunitense. Furono loro i nomi, assieme ai dirigenti Emilio Dusi e Fabio Padoa, di quelli che decisero di portare avanti l’automatizzazione necessaria a elaborare e gestire un bilancio di gruppo, una scelta all’avanguardia per i tempi.

Ma le radici di questo saper stare al passo con i tempi si possono cercare anche più a fondo nel passato. Nate in un tempo in cui Venezia era ancora parte del Lombardo-veneto a dominazione asburgica, le Generali seppero attraversare dapprima una fase in cui la testa triestina e quella veneziana poggiavano su un impero e un regno spesso in rapporti ostili. Poi superarono la caduta di quell’impero, adattandosi al caotico scenario successivo alla Grande guerra, e infine trovarono nuovi mercati di riferimento quando la Cortina di ferro calò davanti all’antico retroterra centroeuropeo.

Tornando alla senatrice Rojc, il rapporto fra Generali e Porto vecchio si svolge secondo simili logiche: «Con il progetto Polis le Assicurazioni Generali videro troppo lontane per essere comprese. Mostrarono quel che poteva succedere in Porto vecchio e che forse oggi succederà, ovvero che non sia solo un rione, ma che ci sia qualcosa di importante nella città». L’annuncio del nuovo centro sui Big data, conclude, lascia ben sperare: «Sapevo che Generali non avrebbe perso tempo. D’altra parte non l’ha fatto in passato con progetti come Citylife o iniziative come Banca Generali. Per avere una visione serve grande preparazione». —



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo