La psicoterapeuta: «Mosso da un’idea di onnipotenza»
O uno psicotico connotato da un’idea di onnipotenza che lo vuole giustiziere implacabile e feroce o un individuo con un disturbo di personalità di tipo antisociale connotato da una comportamento che esprime accentuati tratti di crudeltà e violenza».
Roberta Toplicar, psicologa e psicoterapeuta con esperienza nel campo delle tossicodipendenze, evidenzia delle chiavi di lettura sul “giustiziere di Nova Gorica”. «La premeditazione sembra non potersi escludere ma sembra altresì emergere un problema del controllo degli impulsi aggressivi», è il parere della Toplicar. Che ritiene “plausibile” l’uso di sostanze stupefacenti nelle aggressioni. Ma cosa ci può essere all’origine di tanta barbarie? «Si può pensare ad un’infanzia di violenze o di abbandoni, un’infanzia che ha visto l’aggressore a sua volta vittima di un adulto per lui importante; l’interiorizzazione poi di tale relazione con questo adulto, in una situazione di particolare stress, come ad esempio la perdita di un caro amico, avrebbe potuto far sì che il nostro si identificasse nell’aggressore e non nella vittima. In base a questo schema di comportamento, la vista di un clochard non gli provocherebbe alcuna pietà bensì una rabbia che trova sfogo nella violenza». Di certo, se tutti coloro che subiscono la perdita di un amico si trasformassero in accoltellatori dovremmo tutti da subito armarci di pala e piccone per costruire nuove carceri. «È ipotizzabile - aggiunge la Toplicar - che l’attore della nostra storia non avesse una fitta rete di relazioni affettive da sorreggerlo in un momento delicato quale la perdita dell’amico. In questo senso, la disperazione per il lutto può essere stata vissuta come un’ingiustizia e può aver generato la violenza in un soggetto di per sè fragile. Per fortuna sono in molti ad avere fattori di protezione a tutela dei fattori di rischio...» Ma potrà il “giustiziere di Nova Gorica” sperare in una riabilitazione? «Anche dai pochi elementi che conosciamo, la riabilitazione non solo è auspicabile ma certo possibile. Ovvio però come la vera riabilitazione, e la vera sfida, saranno compiute proprio nel ritorno alla vita vera».
Alex Pessotto
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