«La salute non si tocca» Quattromila in corteo

La quiete domenicale è stata interrotta bruscamente dal passaggio di 4mila persone, secondo le stime della Questura, scese in strada per dire basta all’inquinamento della Ferriera. Il lungo corteo, promosso dal Comitato 5 dicembre, si è mosso da piazza Oberdan attorno alle 15.30 e, dopo aver attraversato via Ghega, piazza Libertà e le Rive, è giunto in piazza Unità d’Italia con le ultime luci della sera. Un fiume in movimento, pacifico e colorato, che ha più volte scandito un solo slogan: «La salute non si tocca». Un messaggio chiaro e sintetico, ripreso dalle decine di striscioni e cartelloni sorretti dai manifestanti, che è stato idealmente indirizzato alla politica, «da sempre sorda alle ragioni della cittadinanza».
Gli organizzatori si aspettavano una risposta della città, per capire quanto è sentita a Trieste la questione della Ferriera. Una risposta che è arrivata e ha stravolto le più rosee aspettative della vigilia che indicavano la soglia delle 1500 presenze come il traguardo da raggiungere. Un successo, quello del comitato che ha come manifesto programmatico giustizia, salute e lavoro, che è stato ottenuto senza dover strizzare l’occhio ai partiti e ai movimenti locali, invitati a non cadere nella tentazione del comizio elettorale.
La piazza è stata conquistata dai semplici cittadini e dalle associazioni che da anni combattono contro le emissioni dell’impianto siderurgico di Servola. Una guerra contro i 40 milioni di metri quadri di fumi che quotidianamente fuoriescono dall’area a caldo dello stabilimento. «Siamo stati per troppo tempo in silenzio – ha urlato al microfono il comico Flavio Furian, salito sul ribaltabile del furgone che ha preso la testa del corteo - . Ci siamo finalmente svegliati e ora la politica non potrà non ascoltarci». Sono state distribuite centinaia di mascherine e in molti, oltre a essersi sporcati di nero il volto, hanno portato dei sacchetti con la polvere made in Ferriera, a testimonianza della lotta quotidiana ingaggiata dai residenti di Servola e Valmaura contro il pulviscolo fuoriuscito dalla cokeria. Tantissimi i bambini presenti in compagnia di nonni e genitori.
Gli striscioni con su scritto “Vogliamo un futuro respirabile” e “Il futuro siamo noi e diciamo no all’inquinamento” sono stati scritti e messi in mostra da Angelica, Marco, Eva e Miriam, rispettivamente di sette, quattro, quattro e tre anni. «Siamo qui per i nostri figli e nipoti – spiega Dario Pernich, pensionato servolano che è giunto in piazza con tutta la famiglia - . La mia nipotina Viola si fa delle domande e ha paura di quello che potrebbe accadere continuando a respirare l’aria inquinata».
Oltre ai fumi e all’inquinamento acustico, che secondo molti è peggiorato negli ultimi mesi, Pernich guarda con sospetto alla politica: «Attorno alla Ferriera c’è un protezionismo inspiegabile – sottolinea il pensionato, che ci tiene a precisare di avere grandissimo rispetto per i lavoratori di quel comparto - . Mettono in pericolo la nostra salute per difendere dei posti di lavoro. Ma allora dove erano quando falliva negli anni Novanta la Iret? Cosa hanno fatto per non far chiudere la Vetrobel, la Dreher e la Stock?».
Per molti giovani quella della Ferriera si è rivelata la prima occasione per scendere in piazza. Mario Stock, Dylan e Alex Pieri superano di poco i cinquant’anni in tre: «I servizi della Iena Nadia Toffa e alcuni gruppi su Facebook ci hanno stimolato – spiegano i ragazzi - . Non volevamo limitarci a condividere la nostra indignazione sul web o a mettere dei “like” sui social network, così abbiamo deciso di manifestare per poter vivere in un ambiente più pulito». Adriano Tasso, per l’associazione NoSmog, ha decretato il fallimento della politica locale degli ultimi vent’anni: «Hanno utilizzato il tema della Ferriera solo a fini elettorali – le sue parole - , ma non hanno mai fatto nulla di concreto».
«Il problema non è solo dei servolani – gli ha fatto eco Alda Sancin, presidente della medesima associazione - , visto che basta una leggera brezza per portare le polveri in tutta la città». Il coordinatore regionale di FareAmbiente Giorgio Cecco ha ribadito di essere dalla parte dei lavoratori: «Non siamo contro nessuno, siamo per la tutela della salute pubblica». Barbara Belluzzo, una delle prime fondatrici del Comitato 5 dicembre, gongola per la riuscita della manifestazione: «Non siamo stati strumentalizzati dalla politica ma adesso, sulla base del consenso ricevuto, ci proponiamo alle istituzioni come interlocutori».
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