La seconda vita del disco e i dj “affamati” di vinile
Dal rock al funk è caccia al 45 giri d’annata. «È un feticcio»

Ti stai godendo qualche sublime brano di Nina Simone ed ecco che in mezzo ti arriva la pubblicità di lenti a contatto giornaliere. Capita alle sempre più numerose persone che ascoltano la musica in streaming facendo contemporaneamente anche altre cose, ad esempio rispondere alle mail o controllare Facebook. C’è però chi questo rischio non lo corre. Si tratta dei super fan del vecchio vinile: dj e collezionisti di dischi, acquistati e conservati proprio come accade per i libri di carta. Possiedono ampie collezioni, possono trascorrere giornate intere a cercare tra vecchie collezioni e parlare per ore delle condizioni di un 45 giri o della sua rarità.
Andrea Manzoni, Marco Starri, Davide Bruch e Michelangelo Mongiello, in arte rispettivamente Dave Masoch e Michael Myers, sono tra gli “alfieri” di questa passione. Si conoscono e frequentano da tempo: il collante è proprio la passione viscerale per la musica, in particolare anni ’50, ’60 e ’70. Ognuno è concentrato su alcuni generi, con un percorso musicale personale. Spesso si alternano dietro al giradischi durante i dj-set in alcuni noti locali cittadini.
Ma perché il vinile? «Penso che parte del piacere stia nel momento in cui possiedi finalmente un disco che cercavi da tempo - spiega Manzoni, 33 anni, la cui ricerca si focalizza sulla musica afro-americana dagli anni ’50 ai fine ’70, rhythm & blues, soul e funk -. È una canzone, ma è anche un supporto con la sua forma, il suo peso e la sua bellezza visiva». La fisicità dell’oggetto contro l’intangibilità. Insieme al suo dj partner Mitja Vesnaver, ha fondato nel 2009 IntermissionTrieste «con l’obiettivo di divulgare un certo tipo di cultura musicale attraverso il divertimento». Ascoltano moltissima musica, si documentano, conoscono le etichette discografiche, vi si addentrano alla ricerca della musica “oscura”, quella meno conosciuta e che non è mai entrata in una nessuna classifica. «Preferisco scegliere quello che voglio ascoltare e come ascoltarlo oppure affidarmi alle proposte di radio specializzate o di dj su Mixcloud».
La rivoluzione digitale ha sicuramente aperto delle possibilità straordinarie dal punto di vista della fruizione con l’accesso a una quantità di musica inimmaginabile. D’altra parte ha stravolto il mercato. I negozi di dischi quasi non esistono più. Oggi il paradiso del collezionista è il sito Discogs, praticamente la “borsa” del collezionismo discografico mondiale. Marco Starri, 29 anni, conosciuto anche nella scena internazionale, ha partecipato a festival anche in Regno Unito, Francia, Spagna e Stati Uniti. La sua ricerca si focalizza sulla musica afro-americana, dalla metà degli anni ’50 fino ai primi ’70, dal jazz al soul al rhythm & blues, latin boogaloo e musiche jamaicane. Racconta: «Mi sono avvicinato alla musica attraverso mio fratello più grande, io allora avevo 13 anni e lui comprava un sacco di cd: reggae, punk e ska. Prendevo tutto quello che trovavo in camera sua e passava in camera mia». Starri, collezionista dal 2009, insieme a Michael Myers dal 2012 organizza il Move On Up, appuntamenti musicali specializzati per promuovere questo tipo di cultura musicale. «La mia ricerca - prosegue - è soprattutto on-line, cerco il pezzo raro, spulcio le liste dei venditori a volte scritte in minuscolo con prezzi, condizioni, etichette e magari trovi quel pezzo che cercavi da tre anni e non era ancora finito in vendita. C’è sempre quel gusto di sporcarsi le mani alle fiere e ai mercatini». Sia Manzoni sia Starri hanno iniziato a proporre le loro selezioni al Grip, il locale sotto il colle di San Giusto che ha chiuso in un bagno di folla a dicembre 2015 e che per almeno un paio di generazioni di triestini era il posto dove ascoltare un certo tipo di musica o farla girare, magari tra una stecca e l’altra, senza cadere dalla torre.
Dave Masoch e Michael Myers rappresentano la “vecchia scuola”, hanno vissuto il fermento musicale degli anni ’80, quando i negozi di dischi non erano ancora spariti e venivi a sapere delle nuove uscite dalle riviste specializzate che ordinavi da cataloghi cartacei. Dj ai principali festival specializzati italiani, conosciuti dentro e fuori i confini nazionali. Promotori e divulgatori di questo tipo di cultura fondando a Trieste il festival “Hipsters Expo” che è proseguito per svariate edizioni. «Ogni genere musicale ha i suoi dischi essenziali - spiega Masoch -. Partendo da questo presupposto, che si tratti di rock, jazz, punk, se sei veramente un appassionato ci sono certi dischi da cui non puoi soprassedere. Ho iniziato a cercare le cose più rare e difficili quando ho intrapreso le serate come dj, con la voglia di proporre dischi diversi e meno sentiti, sia da me che dal pubblico che seguiva le serate». Il suo nome rende omaggio a uno dei suoi film preferiti, “La decima vittima” di Elio Petri, interpretato da Marcello Mastroianni e Ursula Andress, uscito nel 1965, che inizia con una scena ambientata in un futuristico locale chiamato appunto Masoch Club. «Le persone - commenta - hanno avuto l’accesso gratuito a una quantità di musica incommensurabile con pochi clic. Il paradosso è che oggi non è detto si ascolti più musica e si è abituati a pensare che debba essere gratuita. Abbiamo conquistato delle cose e perso delle altre. Io per esempio ho perso il brivido di quando arrivava il postino per consegnare un pacco, oggi con Internet sai già esattamente ciò che compri, una volta acquistavi un disco per un lato e poi quando lo giravi, magari scoprivi che era ancora più straordinario di quello che pensavi».
Il filo conduttore della vita di Michael Myers è il rock’n’roll. Foggiano trapiantato a Trieste, è stato folgorato da Revolver, l’album di debutto dei Demented are go. Dj e collezionista, oltre che di rock’n’roll, di jazz, blues e bossanova, conosciuto sulla scena nazionale e internazionale, dal ’99 collabora con Radio Fragola, il suo attuale programma si chiama Bama Lama Bama Loo e per quasi 10 anni ha collaborato con Etnoblog, organizzando insieme a Carlo Apostoli “Whatever!”, concerti live indie e rock’n’roll accompagnati dai migliori dj della scena indie italiana e internazionale. «Oggi in rete puoi trovare tutto lo scibile musicale - racconta -. Clicchi e puoi avere accesso a una compilation di soul filippino, solo per fare un esempio. Ti si aprono cioè opportunità straordinarie. Ma se chiedi alla maggior parte delle persone cosa ascoltano, spesso scopri che la loro ricerca è limitata. Il vinile è un feticcio, naturalmente è più bello avere un disco tra le mani e farlo suonare ma lo prediligo anche perché in un certo senso fa parte di un discorso selettivo: devi avere un minimo di tecnica, devi comprare i dischi, non puoi scaricare playlist pronte e metterle in un locale ed è proprio la ricerca - conclude - che sta dietro all’essenza di un dj, per suonare bene certi generi ci vogliono anni». La ricerca può diventare infinita e come in ogni cosa, più si va in profondità più c’è da imparare. E poi vuoi mettere, svegliarsi ogni mattina con un disco che suona».
3. - continua
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