La sede simbolo della Balena bianca

Ci si potrebbe vedere un presagio. Mentre rischiamo di perdere il conto delle Repubbliche che ci separano dalla Prima, forze politiche nuove crescono e si accapigliano, la facciata della storica sede della Democrazia cristiana triestina cade a pezzi.
Costruito nel 1882, Palazzo Diana è stato abbinato per decenni al potere dello Scudo crociato in città. Negli anni che furono, il palazzo infilato fra via San Lazzaro e via Reti fu abbinato istintivamente al primo piano, 800 metri quadrati, che la Dc aveva fatto proprio per intero.
Il partito vi traslocò in pieno Governo Militare Alleato, nel 1948. Prima l’augusto consesso aveva trovato casa in uno scantinato di Foro Ulpiano e poi a palazzo Vivante in largo Papa Giovanni. Negli anni successivi vi passarono i nomi più ingombranti della storia del partito. In occasione del convegno organizzato per il passaggio di Trieste all’Italia, la grande sala Reti vide passare i baffetti radi di Amintore Fanfani e la silhouette inconfondibile del Divo, Giulio Andreotti.
Lì hanno lavorato nel tempo decine di persone, impiegate nell’apparato del partito. Facevano riferimento a palazzo Diana studi di onorevoli, segreterie, il movimento giovanile, l’ufficio propaganda. Non mancava una sezione femminile che nel dopoguerra promosse una lunga serie di iniziative: pranzi di Natale per bambine, corsi di cucito per brave ragazze cattoliche, una biblioteca itinerante.
Il palazzo è ricordato anche per il tabellone gigante che veniva affisso sulla facciata in tempo di elezioni: vi venivano riportati i voti delle elezioni in corso, con aggiornamenti continui.
I lunghissimi corridoi e le sale del palazzo funsero anche da scena allo psicodramma che investì la Dc ai tempi del trattato di Osimo, quando dovette fare i conti con la Lista per Trieste che, in pieno arrembaggio, riuscì a strappare al partito 65 mila voti. Un trauma da cui lo Scudo crociato non si riprese mai del tutto. Il colpo finale, a Trieste come nel resto d’Italia, arrivò con Tangentopoli. La Balena Bianca si sgonfiò, partorendo tanti piccoli cetacei diretti verso altri lidi politici. E il “suo” palazzo, non facilissimo da vendere, è diventato un palazzo storico come gli altri. O quasi.
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