La Slovenia apre al tartufo, liberalizzata la raccolta

Dopo dieci anni il governo di Lubiana lo ha tolto dalla lista delle piante protette. Nuovo prospettive turistico-gastronomiche anche per questa parte dell’Istria

CAPODISTRIA. Slovenia, il tartufo torna...in libertà. Il governo di Lubiana ha approvato nei giorni scorsi la nuova delibera sulle piante protette e il tartufo – dopo più di 10 anni – è stato tolto dalla lista. La raccolta e il commercio del prezioso tubero, dunque, sono nuovamente permessi. I ristoratori dell'Istria slovena sono soddisfatti: finalmente potranno offrire ai clienti anche il prodotto locale, e non solo i tartufi acquistati in Croazia e Italia oppure raccolti nei boschi del Capodistriano, ma finora venduti illegalmente e sulla cui provenienza erano costretti a mentire.

Il presidente dell'Associazione dei tartufai dell'Istria slovena, Vinko Savle, è convinto che ora si aprAno nuove opportunita: «Credo che il prezzo del tartufo ora salirà. Abbiamo inoltre l'occasione di diventare riconoscibili a livello internazionale». Il divieto di raccolta del tartufo, a giudizio di Savle, era dannoso, sia per i tartufai che per i ristoratori. Inoltre, favoriva l'illegalità penalizzando tutti coloro che in questi anni hanno sempre rispettato le regole.

Nell'Istria slovena, il tartufo bianco – il cui pezzo può variare da 1500 a 2000 euro al chilogrammo - è presente lungo il ciglione carsico e nelle valli del Risano e del Dragogna, praticamente fino alla costa. Il tartufo nero, invece, che sopporta temperature più basse, ma che è anche meno pregiato – si vende al prezzo di circa 200 euro al chilo – si può trovare anche nella valle del Vipacco. Secondo le stime di Savle, nell'Istria slovena si possono raccogliere da 500 a 600 chili di tartufo nero e da 150 a 200 chili di tartufo bianco all'anno. Considerato il prezzo medio, questo significa entrate pari a 3 milioni di euro.

Ma soprattutto si spera che la liberalizzazione della caccia al tartufo contribuisca alla promozione dell'offerta gastronomica dell'Istria slovena, per cui i numerosi amanti del profumatissimo tubero non saranno più costretti a recarsi altrove per gustarselo. Il promotore della nuova delibera del governo è stato il deputato capodistriano Marjan Krizman. «Era del tutto irragionevole vietare la caccia al tartufo e nello stesso tempo puntare sulla promozione turistica dell'Istria slovena. I tartufi sono molto richiesti e saranno la migliore pubblicità per i ristoratori della zona».

I tartufi hanno già reso famosa l'Istria croata, diventata una delle mecche internazionali degli amanti di quello che è comunamente considerato anche un afrodisiaco. Nell'Istria slovena ora sperano di fare altrettanto: sono convinti che i loro tartufi non avranno nulla da invidiare ai tuberi raccolti in qualsiasi altro posto. E finirà anche l'era dell'illegalita' e del contrabbando: è uno degli obiettivi che si vuole raggiungere con la nuova delibea del governo.

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