La Slovenia spaventa l’Unione europea

Il presidente dell’europarlamento: «Situazione preoccupante». Il sindaco di Maribor, travolto dalla rivolta, si dimette
Di Mauro Manzin
epa03492318 Police clash with protesters during an anti-government protest in Ljubljana, Slovenia, 30 November 2012. Thousands joined anti-government protests ahead of Slovenia's election run-off on 02 December 2012. The opposition Social Democratic leader Borut Pahor is expected to defeat incumbent non-partisan President Danilo Turk, opinion polls show. EPA/STR **SLOVENIA OUT**
epa03492318 Police clash with protesters during an anti-government protest in Ljubljana, Slovenia, 30 November 2012. Thousands joined anti-government protests ahead of Slovenia's election run-off on 02 December 2012. The opposition Social Democratic leader Borut Pahor is expected to defeat incumbent non-partisan President Danilo Turk, opinion polls show. EPA/STR **SLOVENIA OUT**

TRIESTE. Gli “arrabbiati” della Slovenia raccolgono il primo successo. Il contestatissimo sindaco di Maribor, Franc Kangler ha annunciato le sue dimissioni il prossimo 31 dicembre. «Qualcuno ha aprofittato della crisi economica e sociale per una resa dei conti politica - ha detto - e non me ne vado a seguito delle proteste di piazza, me ne vado perché voglio troppo bene alla mia città». Insomma “Gotof je” (è finito). Ma alla Rivoluzione dei fiori non basta. Su Facebook gli “arrabbiati” hanno già preannunciato nuove proteste di piazza per il 14 dicembre. E a Maribor, dicono, deve andarsene l’intero consiglio comunale.

Sul piano politico l’aria è incandescente. Tutti i partiti hanno risposto “picche” alla proposta del premier (centrodestra) Janez Janša per una sorta di alleanza istituzionale per dare il via a una stagione delle riforme (legge elettorale in primis) e “partorire” così la Seconda repubblica. Slovenia positiva di Zoran Janokiv„ teme che dietro le riforme si celi il disegno per una diminuzione degli standard democratici. Per i socialdemocratici bisogna cambiare la cultura politica non il sistema politico e l’unica riforma imprescindibile è quella del sistema referendario. Contraria anche la Lista Virant (partner di governo) la quale sostiene che il premier Janša evidentemente non sa leggere quanto vanno affermando i manifestanti nelle piazze. Ricordiamo che i socialdemocratici forti del successo di Borut Pahor alle presidenziali hanno già chiesto le elezioni anticipate. Certo è che i margini di operatività del governo si stanno inesorabilmente assottigliando. E il popolo nelle piazze chiede ad alta voce non una Seconda repubblica, ma uno Stato di diritto.

Preoccupazione per quanto sta accadendo in Slovenia è stata espressa anche a Bruxelles. Preoccupazione che è stata espressa in prima persona dal presidente dell’Europarlamento Martin Schulz il quale ha giudicato molto grave la mancanza di fiducia degli sloveni nelle istituzioni. Tra i deputati europei sta circolando la poco azzeccata similitudine tra la Rivoluzione dei fiori slovena e quella arancione in Ucraina.

Intanto la polizia indaga sui gruppi che a Maribor e a Lubiana hanno organizzato gli scontri con la polizia. Secondo indiscrezioni questi apparterrebbero a frange neosocialiste e neonaziste che si annidano nelle periferie di Lubiana, affiancate anche da gruppi islamici. Finora sono state incarcerate 31 persone. Questi gruppi lavorerebbero in sintonia e preparerebbero con cura i propri attacchi. Sia a Maribor che a Lubiana i sanpietrini per le sassaiole e i petardi erano stati preparati con cura e per tempo. Solitamente questi estremisti si accompagnano con vessilli neonazisti e hanno tutti tatuata in una ben definita parte del corpo una svastica. Questi infiltrano tra i manifestanti anche dei propri fotografi incaricati di immortalare agenti in divisa ma soprattutto quelli in borghese perché possano essere identificati e assaliti nella manifestazione successiva. Ma quel che preoccupa di più è che tra gli esagitati identificati dalle forze dell’ordine ci sarebbero anche sette militari. Fatto che ha fatto subito pensare a scontri organizzati da qualche schieramento politico che, secondo alcune indiscrezioni di stampa, avrebbero pagato i turbolenti a seconda dei danni inflitti alle forze di polizia. Sembra che alcuni dei fermati a Lubiana avessero preso parte ai giochi sportivi organizzati dalla Sds, il partito di Janša, il quale però ha subito smentito il fatto sostenendo anche che, almeno per ora, non possono essere confermate neppure le voci che vogliono dei militari coinvolti degli scontri.

Un grido d’allarme, infine, giunge anche dal settore turistico sloveno. Gli operatori, infatti, temono in un drastico calo di arrivi di turisti nel periodo natalizio e di Capodanno in Slovenia per paura delle manifestazioni, soprattutto da Italia e Austria.

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