La star delle esplosioni Danilo Coppe e quel film di John Wayne



La scintilla che ha fatto esplodere la passione – e visto il tema ci si concederà la metafora –, un vecchio film con John Wayne. Il “Piccolo chimico”, poi, il gioco che l’ha nutrita, prima che gli studi e le esperienze con maestri e realtà importanti dessero il là ad una brillante carriera.

Così si è avvicinato al mondo affascinante e complesso degli esplosivi e delle grandi demolizioni “mister Dinamite”, al secolo Danilo Coppe, esplosivista tra i massimi esperti internazionali del suo settore che ieri ha aggiunto la vecchia ciminiera dell’ex Manifattura Tabacchi alla ricca collezione di strutture fatte brillare. Collezione alla quale, come raccontato più volte, appartiene anche il tristemente noto ponte Morandi.

Insomma, una vera autorità in materia, quasi una “star”, Coppe, che non a caso ieri dopo la delicata operazione ha ricevuto diverse richieste per una foto ricordo con addetti ai lavori, autorità (tra le quali il sindaco Ziberna, presente sul posto per seguire la demolizione) e cittadini. Solo una volta che tutto si è concluso, però, perché prima e ovviamente durante il 56enne Coppe, da scrupoloso professionista, non ha voluto concedersi alcuna distrazione che potesse abbassare la concentrazione.

«Già, perché se è vero che in carriera ho affrontato demolizioni ben più complicate di questa, ogni lavoro e ogni struttura fanno storia a sé, e mai in nessun caso possiamo permetterci di sottovalutare quel che stiamo facendo. Di ciminiere ne ho abbattute cento, e nessuna era uguale a quella precedente: questa di Gorizia, ad esempio, proponeva la criticità di essere composta, all’interno, di cemento misto a ghiaia grossolana, e così era balisticamente più pericolosa, in fase di crollo».

Ma cosa serve, allora, per gestire al meglio un progetto come questo, o come tutti gli altri a cui è chiamato un esplosivista? «C’è spazio per tante cose – ha spiegato Coppe –: competenze di geotecnica dei materiali, elettronica ed elettrotecnica, per i circuiti di detonazione, ma anche, mi viene da dire, filosofia della caduta, che è differente per ogni materiale e ogni struttura. E serve pure la creatività, per adattarsi alle diverse situazioni: ad esempio la ciminiera di Straccis aveva un piccolo buco naturale alla base, e io ne ho realizzato un altro uguale dal lato opposto, per equilibrare la struttura nell’ottica del crollo». Il tutto frutto di occhio, esperienza, intuito e competenza. Un percorso maturato nel tempo ma iniziato di fatto fin da bambino, come ha confermato a lo stesso Coppe: «Mi sono innamorato di questo mestiere a 10 anni, guardando il film “Uomini d’amianto contro l’inferno”, dove John Wayne spegne gli incendi dei pozzi petroliferi con le esplosioni. Lì ho capito che gestendo una forza distruttiva si poteva fare qualcosa di buono. E poi ci sono stati i pomeriggi passati a giocare con il “Piccolo chimico”. Lì, è iniziato tutto». –



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