La stazione mareografica intitolata a Ferraro

C’era una piccola folla, sabato mattina, allo scoprimento della targa sul Molo Sartorio che intitola a Salvatore Ferraro la stazione mareografica dell’Istituto di scienze marine del Cnr, il glorioso...

C’era una piccola folla, sabato mattina, allo scoprimento della targa sul Molo Sartorio che intitola a Salvatore Ferraro la stazione mareografica dell’Istituto di scienze marine del Cnr, il glorioso ex Talassografico. La strumentazione, un tempo all’interno di una cabina, dal 2004 è inclusa nella rinnovata struttura dello Yacht Club Adriaco. A scoprire la targa sono stati i figli di Salvatore Ferraro, Angela ed Ezio, alla presenza della moglie Alba e di molti colleghi e amici del ricercatore che per un quarantennio (dal 1958 al 1997) ha gestito la stazione, raccogliendo e catalogando oltre 350 mila dati di marea.

Nato a Caserta e scomparso l’anno scorso a 85 anni, Ferraro è stato uno dei maggiori studiosi italiani di mareografia, lo studio dell’evoluzione del livello marino. A Trieste la mareografia ha una lunga tradizione: la stazione del Molo Sartorio è la più antica dell’Adriatico e le prime osservazioni risalgono al 1859, a cura dell’Imperial Regia Accademia di commercio e nautica. A rievocare la figura di Ferraro è venuto da Roma Roberto Purini, nel gennaio 2003 ultimo direttore dell’Istituto Talassografico: «Un ricercatore di grande professionalità e di straordinarie doti umane. Anche in età avanzata, non aveva smesso di mantenersi aggiornato. Pochi giorni prima della morte, ci eravamo sentiti su Skype e mi raccontava che stava riparando vecchie radio degli anni Quaranta». La radiotecnica e l’elettronica sono state la grande passione di Ferraro nei lunghi anni di quiescenza, ha ricordato l’ex dirigente di ricerca Fulvio Crisciani, sottolineando come Ferraro abbia vissuto la transizione dal calcolo manuale ai calcolatori meccanici, fino ai calcolatori elettronici. Tra i tanti lavori di Ferraro, l’analisi dell’evento record di acqua alta a Trieste nel novembre 1969 e le indagini climatologiche sulla correlazione tra la formazione delle mucillagini e l’aumento del livello del mare dovuto al richiamo di acqua dall’Adriatico meridionale. E, in campo meteorologico, lo studio del regime dei venti in relazione alla posizione della centrale nucleare di Krsko e le analisi del fallout radioattivo in conseguenza dell’incidente di Chernobyl. (f.pag.)

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