La storia della Bisiacaria vive nei ricordi dei Cucut

di Ciro Vitiello
STARANZANO
Storie di guerre, di povertà, di sacrifici, di gioie e di dolori, di emigrazione, di duro lavoro nei campi, di calafati nel cantiere di Panzano, ma anche di soddisfazioni nel campo dell’arte, della cultura e della politica. Sono tanti gli episodi importanti che si intrecciano per oltre un secolo con la famiglia Cucut, approdata dal Friuli in Bisiacaria nella seconda metà dell’800. Gli “eredi” hanno deciso di far rivivere tutto ciò. La prova generale di un censimento familiare è avvenuta la scorsa settimana. Non c’erano tutti all’incontro dei Cucut, ma al pranzo organizzato per il mini-raduno, sono arrivate una ventina di coppie di “cugini” (una parte nella foto) che sono circa una settantina, sparsi soprattutto tra Ronchi, Staranzano, Monfalcone e San Canzian d’Isonzo. I Cucut si trovano anche a Cormons (uno è stato sindaco), in Piemonte e un ramo anche in Argentina. È una storia d’altri tempi, come spiega uno dei massimi esponenti e studioso della cultura e del dialetto bisiaco, il cavaliere Sergio, da oltre trent’anni scrive poesie, aneddoti e commedie dialettali, opere portate con successo sulle scene dalla compagnia teatrale “Lucio Corbatto”. Per questo motivo ha anche vinto il primo “Bobolar d’oro” a Staranzano.
Sergio Cucut raccoglie nel suo archivio centinaia di foto della storia di famiglia e le custodisce in alcuni album con religioso rispetto. «Non so esattamente quanti siamo rimasti nel Mandamento – afferma – perché a un certo punto ho perso il conto. Ma di cognomi Cucut, nella zona, ce ne sono circa 25. Esistono diversi ceppi che hanno formato altre diramazioni. Nel 2008, poi, ho avuto una grande gioia. Mia cugina Carmen, di Buenos Aires, ha raggiunto anche Staranzano durante le ferie che ha fatto in Italia. È stato un momento bellissimo che tutta la famiglia ha vissuto con gioia».
La storia della famiglia, invece, è cominciata verso la fine dell’800, quando Fabio Cucut di Mortegliano, assunto come lavorante nell’azienda agricola de Dottori, aveva sposato Maria Torzon di Ronchi dei Legionari. Si volevano un bene immenso e hanno avuto 12 figli, metà maschi e metà femmine. «Papà Lorenzo che ha sposato mamma Giovanna Biasiol – afferma Sergio – era uno di loro. È morto a 92 anni, ma ha sempre lavorato come contadino, in cantiere e, dopo la pensione, aiutava tutti. Da giovane suonava nella prima banda del paese, nata nel 1924 con il maestro Luigi Visintin, detto Gigi Sdrìssula perché lavorava in una falegnameria». Anche se le vicissitudini della vita hanno portato inevitabilmente a una dispersione dei discendenti, l’impegno è unico: ritrovarsi. Il terreno è stato seminato, ora si attende il raccolto. «Siamo già al lavoro – afferma Gianni Cucut di Ronchi – per il secondo appuntamento. Ci troveremo, magari in estate, in un locale molto grande. All’incontro daremo il dovuto risalto perché i Cucut sono veramente una grande famiglia».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo