La storica sede della Lista per Trieste ceduta in 2 tranche per 400mila euro

Sei anni fa era stata valutata il doppio ma poi il mercato immobiliare è crollato. Due diversi compratori per il “covo” di corso Saba. Il ricavato andrà diviso tra i 280 soci superstiti
Lasorte Trieste 18/09/10 - Lista per Trieste, Assemblea
Lasorte Trieste 18/09/10 - Lista per Trieste, Assemblea

“Lista per Trieste”. Il nome sul campanello di Corso Saba 6 c’è ancora. Ma la proprietà è finita con l’inizio del 2014. La società “Per Trieste” srl ha definito a febbraio la vendita di quello che restava della storica sede al secondo piano di Casa Sordina. «La vendita del “bene” è stata effettuata. Cessa così, in eterno, la prestigiosa sede e con essa il movimento popolare Lista per Trieste» detta il necrologio Pino Di Lorenzo, uno dei padri fondatori del Melone e delegato dalla srl “Per Trieste” a seguire la compravendita del tesoretto immobiliare della Lista. Venduto in due pezzi e a prezzo stracciato in linea con il crollo del mercato immobiliare. Gli spazi al secondo piano di Casa Sordina, che si affacciano da un lato su corso Saba e dall’altro su piazza Goldoni, contano 480 metri quadrati calpestabili: otto vani, tripli servizi e un raffinato salone di 86 metri quadrati tutelato dalle Belle Arti.

In origine, prima dell’arrivo della Lista per Trieste nel 1981, erano due appartamenti: lo spazio fu acquistato nel 1976 per farne la sede della LpT. E così sono ritornati. «Abbiamo ripristinato il muro divisorio che era stato abbattuto» racconta Di Lorenzo. Un appartamento è stato venduto a un professionista triestino prima di fine anno per 151mila euro e l’altro a gennaio per 246mila euro a un privato che non è di Trieste. «Siamo stati costretti a venderlo in due parti. Sei anni fa il tutto era stato valutato 800mila euro. Tre anni fa, quando è stato messo mercato, era stato valutato 650mila euro» racconta il socio delegato della “Per Trieste”. Poco più 400mila euro il prezzo strappato alla fine. «La sede era stata acquistata con le elargizioni dei soci “tesserati” della Lista per Trieste e con il contributo di Manlio Cecovini, Letizia Fonda Savio e Aurelia Gruber Benco. Dopo il 1996, periodo in cui la Lpt si alleò con Forza Italia, a causa delle negative vicissitudini, sorte da quella data, la Lista per Trieste venne scuoiata al punto di cessare la sua autorevole presenza politico-amministrativa nella nostra città», racconta con amarezza Di Lorenzo che dalla Lista per Trieste si è allontanato da tempo per gli “Autonomisti”. «Praticamente ora è finito tutto. Tutto».

I soci della “Per Trieste” srl sono 280, tra i più importanti ci sono gli eredi Cecovini e Di Lorenzo. Lo sfarzoso salone di Corso Saba, con le pareti color ocra e impreziosito da dodici statue mute, ha visto dal 1981 le riunioni più o meno carbonare della Lista per Trieste, poi di Forza Italia e quelle del nascente Pdl. Nel giugno del 2011 la decisione dei soci di mettere in vendita la sede dopo che il Pdl aveva scelto di traslocare in piazza Sant’Antonio. Negli anni la sede della Lista ha ospitato in affitto Forza Italia, il Movimento donne Trieste e persino lo studio di uno psicologo. L’immobile stava sul mercato da oltre due anni.

«Sono molto amareggiato. L’assemblea dei soci ha deciso di fare questa sciocchezza e adesso ci ritroveremo a sostenere spese per un bene che sicuramente resterà invenduto» aveva profetizzato Gianfranco Gambassini, presidente onorario della Lpt. Il bene alla fine è stato venduto (forse svenduto) e i soci ed eredi incasseranno, in percentuale, la loro quota di proprietà. «Il 50% si sono fatti avanti» aggiunge Di Lorenzo. Circa 140 mancano per ora all’appello. «Quello che non verrà ritirato dai soci - spiega Di Lorenzo - finirà in beneficenza. Spetterà al liquidatore chiudere la faccenda».

Resta l’epilogo di una storia politica che ha segnato Trieste e che non ha più neppure un recapito. Nel 1976 un comitato di dieci cittadini raccolse circa 65.000 firme e il 25 giugno 1978 la Lista per Trieste diveniva il partito più votato alle elezioni comunali ottenendo 52.651 voti (pari al 27,5%) e 18 seggi. Di tutto questo ora restano 402mila euro da spartire tra 280 soci. Molti dei quali non ci sono più.

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