La sveglia di Laura suona per prima E Giulia ha varato i compiti a premi

Storie di famiglie numerose, di quotidianità fatta di amore ma anche di necessaria organizzazione. Con aneddoti a raffica: dal ritardo nella sveglia di un componente che può innescare un effetto a catena generando il caos nella preparazione di tutti gli altri alla tabella che, in casa, assegna i compiti a rotazione.
La fatica della sveglia
Laura Calci lavora in banca e vive con il marito Lorenzo, cinque figli dai 15 ai 26 anni, un cane e un gatto. «Il lavoro fisico in casa è elevatissimo – racconta –. Lavatrici, lavastoviglie, pulire, apparecchiare. Diciamo che a fine giornata sai che hai lasciato qualcosa indietro. Anche se noi siamo abbastanza organizzati, tutti danno il loro contributo fin dalla prima media. Per cui chi prima arriva, ad esempio, prepara il pranzo».
La più grande fatica della giornata a casa di Laura è riuscire a svegliarsi in modo da consentire a tutti di uscire per tempo: «Mi alzo per prima e poi li sveglio in base agli orari. Se uno di loro fa un ritardo si genera un grande caos!». Le difficoltà economiche crescono quando aumentano le età e quindi le esigenze dei ragazzi. «Al quarto figlio abbiamo dovuto cambiare auto e casa», ricorda Laura. Le spese più sentite sono quelle legate alle bollette della casa, ai trasporti e ai telefoni. Ma non limitano la gioia e la crescita anche emotiva che nasce dalla condivisione e da una grande tenerezza reciproca.
«Sono felicissima che sia così – dice Laura –. I figli imparano presto a relazionarsi con gli altri. Questo li rende da una parte molto responsabili, ma anche capaci di capire le differenze e di percepire il valore della diversità. Devo dire che i miei figli sono sempre molto attivi, fanno i rappresentanti di classe, sono capaci di generare dialoghi, di sedare conflitti, tutte cose che nascono dall’abitudine al confronto. Hanno tanti stimoli, si scambiano informazioni, dalla musica alla scuola».
La gara con premio finale
Giulia Bernardi Borghesi, imprenditrice, con il marito Roberto ha quattro figli, dai 7 ai 18 anni. «L’organizzazione è simile a quella di una caserma, con regole ferree», dice. La famiglia di Giulia si è inventata una sorta di gioco a punti, in modo che «ognuno abbia un pezzettino di responsabilità, per il bene della casa». «Abbiamo una tabella in cucina – racconta – con i compiti quotidiani di ognuno, a rotazione: chi lava i piatti, chi sparecchia, chi pulisce i bagni. E poi abbiamo una tabella dei punti: ognuno ha una colonna e quando si fa qualcosa per la società-famiglia, ad esempio quando qualcuno pensa di fare la spesa o portare dei pesi o aiutare con i bagagli, prende dei punti. Quando si tira indietro prende una multa e quindi ha una detrazione dei punti. Alla fine dell’anno festeggiamo il vincitore della gara, che riceve un premio».
Quando entra l’influenza a casa di Giulia, esce dopo mesi, finché se la passano tutti. Ma i momenti felici sono molti di più. «Sono continui, mi basta guardare i miei figli. Sono le gioie quotidiane, i successi scolastici, la prima partita di pallacanestro. Sono le gioie di quando ne hai uno, ma moltiplicate per quattro», conclude.
La pazienza dei più piccoli
Anna Baruffaldi è una casalinga e con Matteo ha sei figli, dai 3 ai 14 anni. Abitano a Sant’Antonio in bosco nel comune di San Dorligo della Valle, e hanno un furgone da nove posti. «Le maggiori difficoltà sono nel trasporto, per portarli a scuola o all’asilo». Anna non si definisce una madre severa anche se è capace di dire di no. I suoi figli hanno imparato a essere disponibili, pazienti ed empatici, dinamiche nate spontaneamente. «Quello che c’è si mangia. Non riuscirei a imporre dei turni ma nel momento in cui mi serve mi faccio aiutare. Io stessa mi stupisco perché loro sono bravissimi, soprattutto i più grandi. Tante volte lo fanno senza che glielo chiedo. Sono molto consapevoli dell’altro, capiscono se uno ha bisogno di qualcosa e sono capaci di attendere. Mi dicono, e io non me lo aspetto, “grazie per la cena” e anche a scuola, mi dicono gli insegnanti, aiutano i compagni». Continua Anna: «Con la fatica che si fa col primo, mi ero preoccupata. Invece poi capisci che “sei” non è “sei volte uno”, e dopo il terzo figlio riesci a regalarti delle gioie che non immaginavi».
Alla domanda su cosa pensi dei sussidi, spesso per molte mamme considerati “difficili da decifrare”, Anna risponde così: «Sarò controcorrente, ma io mi trovo molto bene nel mio comune. Ad esempio la mensa non la paghiamo e tutte le agevolazioni per me sono una grazia».
«Sempre una festa»
Insomma, le criticità ci sono e anche le baruffe tra fratelli, come è normale che sia. Ma nessuna delle mamme intervistate si lamenta perché il piacere di stare in famiglia, a detta di tutte, è impagabile. E avere molti figli può essere anche molto divertente, «un po’ sempre una festa».
(e.m.)
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