«La targa di Oberdan deve restare dov’è»

RONCHI DEI LEGIONARI
Tra dodici mesi esatti, come oggi, saranno trascorsi 130 anni dalla morte, per impiccagione, dell’eroe irredentista Guglielmo Oberdan, catturato e arrestato a Ronchi dei Legionari, dove una targa, posta all’interno di una corte celata alla vista, commemora l’episodio. Accadimento che, vale la pena sottolinearlo, ha consegnato il nome della cittadina alla Storia, quella con la “s” maiuscola, s’intende. Eppure da troppi anni, come denunciato anche nel corso delle puntate estive di “Le storie, i luoghi, gli incanti”, edite da Il Piccolo, la lastra di marmo (come pure il sito) si trova in stato di abbandono. Ora, a sottolineare la necessità di fare qualcosa, alla luce anche della ricorrenza del 2012 è Gianfranco Deiust, uno dei proprietari nella palazzina che custodice la memoria dell’eroe e storico vicesindaco di Ronchi.
«È da un po’ di tempo - esordisce Deiust -, che la casa in cui ho vissuto per oltre 28 anni è all’onore della cronaca e delle chiacchiere ronchesi. L’abitazione in questione risulta situata in via D’Annunzio 7 e tanto interesse ha suscitato nella stampa e dell’amministrazione comunale per via di un fatto accaduto nel lontano 1882 e che ha visto la cattura da parte della gendarmeria austriaca di un irredentista triestino di nome Wihelm Oberdank». Allora la casa era una locanda e con il passaggio di Ronchi all’Italia dopo la guerra 1915-1918 e la conseguente rivisitazione dei fatti storici, fu ribattezzata “Albergo Oberdan”: nel 1920, alla presenza del Re, venne posizionata una targa sulla facciata della casa, al primo piano, fra due finestre con le ante che corrispondono ancora oggi a quelle presenti nel 1882 e che, se aperte, ne precludono la vista. «Chiusa la locanda - riferisce - la casa e dunque la lapide passavano di proprietà in proprietà fino a giungere alla mia famiglia: tutt’ora è proprietà di mio fratello. Questa è la storia e la facciata non ha subìto cambiamenti nella parte occupata dalla lapide perché fino al 1968 è sempre stata sotto la giurisdizione delle Belle Arti regionali, che ha sempre preteso che nessun cambiamento venisse apportato».
«Ora, e ne sono compiaciuto, si parla nuovamente di Guglielmo Oberdan - prosegue Deiust - in occasione dei 150 anni della nostra storia nazionale. Orbene il 20 dicembre 1882, alle ore 7, all’età di 24 anni Oberdan fu giustiziato. E io spero vivamente possa essere dignitosamente ricordato». «Quanto allo spostamento della lapide - conclude - è una vera sciocchezza. È come se io chiedessi di spostare a Roma un monumento antico solo perché non è in una posizione comoda per poterlo vedere. L’arresto è avvenuto in quella locanda, la lapide ne ricorda il sacrificio, non si deve quindi toccare. Ritocchiamola, segnaliamo con la dovuta segnaletica stradale l’ubicazione, mettiamola nella nostra mappa stradale cittadina e avremo il nostro bel monumento, ma soprattutto l’amministrazione comunale deve mettere nel proprio calendario nelle ricorrenze la data del 20 dicembre: onori a Guglielmo Oberdan».
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