La Transalpina è un’attrattiva mondiale

Oltre 600 visitatori in poche settimane quelli censiti dai volontari dell’associazione Area 57/17. Informazioni carenti
Di Stefano Bizzi

Sui transiti di turisti alla Transalpina ci sono ora dei dati certi. Da lì passa tutto il mondo: Australia, Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada, Giappone, Argentina, Corea del Sud, solo per citare dei nomi ai quali, naturalmente, si deve aggiungere tutto l’universo europeo.

Non mancano le presenze dai Paesi scandinavi e dalle Repubbliche baltiche. Ci sono le immancabili Austria, Germania e Ungheria e, a sorpresa, c’è anche tanta Inghilterra che arriva in Italia con i voli di Ryanair a Ronchi dei Legionari o Treviso per puntare all’Alta Valle dell’Isonzo e ai laghi di Bled e Bohinj.

Sono queste solo alcune delle nazionalità di provenienza di chi prende un treno a Nova Gorica. Vengono tutte scritte a mano all’interno di un quaderno e da lì poi riportate su un foglio Excel per diventare statistiche.

A intercettare i flussi di turisti sono da un mese e mezzo i volontari dell’ufficio informazioni gestito dall’associazione Area 57/15 in collaborazione con i Kulturni dom di Gorizia e Nova Gorica.

«Anche se stiamo sul lato sloveno del confine, noi rappresentiamo entrambe le città», precisano. Senza contare le 400 persone arrivate in blocco la scorsa settimana con il treno storico Isonzo Expressz, per il momento, sono oltre 600 i passaggi registrati. In termini assoluti, non si tratta forse di numeri stellari, ma l’analisi è incoraggiante e rappresenta la base da cui partire per sviluppare in maniera scientifica il turismo cittadino.

«Africa a parte, tutto il mondo è passato di qua, ma senza nemmeno sapere dove stesse passando - raccontano i volontari -. Le persone scendono dall’autobus sul lato di Gorizia e arrivano in stazione, o viceversa, senza quasi accorgersi del fatto che hanno passato un confine. Noi li bracchiamo, li portiamo a vederlo e alla fine rimangono tutti affascinati». Se anche le persone si rendono conto di aver attraversato un confine, spesso non hanno i mezzi per capire dove si trovano.

La prova è una scena catturata ieri mattina intorno alle 11.

Due ragazze arrivano da via Caprin con grossi zaini sulle spalle. Salgono sul mosaico, vengono attratte dalla curiosa targa in metallo al centro, si avvicinano, le danno un’occhiata rapida e ripartono. Durata della sosta: 12 secondi; e neanche una fotografia.

Chi invece è venuta apposta da Catania per vedere il confine è Giuliana Di Bella che, accompagnata dall’iraniano Said Bagheri, racconta: «Viaggio molto per l’Europa e non c’è più la percezione dei confini. Sono venuta qui per tornare indietro nel tempo e capire la storia. Questa piazza andrebbe valorizzata di più. Abbiamo visto ai lati le foto dell’ingresso nell’Ue della Slovenia, ma sarebbe bello poter vedere anche quelle del periodo della Guerra fredda. A Berlino quando si arriva al Check-point Charlie nessuno ha dubbi sul luogo in cui si trova».

Per quanto importante sotto l’aspetto dell’ospitalità, da un punto di vista economico il lavoro svolto dai volontari della Transalpina, per il momento, non crea movimento di denaro. L’obiettivo è quindi quello di rendere più consapevoli, da un lato, Gorizia e Nova Gorica del potenziale bacino turistico a loro disposizione, dall’altro, i viaggiatori delle numerose opportunità culturali che si perdono ignorando le città gemelle e i loro territori di riferimento.

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