La vertenza ex Safog finisce in Tribunale

I legali dei sindacati all’offensiva: intimano al proprietario Polizzotto di pagare gli stipendi di luglio rivolgendosi al giudice
«Se l’azienda non pagherà gli stipendi di luglio, come ha preannunciato attraverso una
mail
, procederemo con i decreti ingiuntivi. Ci stiamo attrezzando. Non possiamo sopportare un comportamento di questo tipo. Stiamo parlando di lavoratori. Stiamo parlando di decine di famiglie che non sanno dove sbattere la testa».


Si accende la vertenza dell’ex Safog, oggi Swi srl. E finisce sul tavolo degli avvocati. Ad annunciare la prossima mossa è Antonio Rodà della Uilm Trieste/Gorizia. Ha un diavolo per capello ed esprime perfettamente la rabbia (mista a profonda delusione) dei 33 dipendenti “mandati a casa” dall’attuale proprietà.


Gli stipendi


di luglio


«Non permetteremo che il titolare scarichi tutte le sue responsabilità e le sue mancanze sulle maestranze. Perché si concluda la procedura di mobilità ci vogliono – spiega ancora Rodà – quarantacinque giorni. E in questo arco di tempo, Antonino Polizzotto continua ad essere il datore di lavoro e, in quanto tale, unico responsabile degli aspetti retributivi. Il titolare della Swi non pensi di andare a bussare all’Inps. Gli stipendi, visto che si tratta di lavoro puntualmente erogato a luglio, vanno pagati. Se non sarà così, ricorreremo ai decreti ingiuntivi. Non ci sono alternative».


Tecnicamente, il decreto ingiuntivo è il “provvedimento attraverso il quale il giudice competente, su richiesta del titolare di un credito certo, liquido ed esigibile, fondato su prova scritta, ingiunge al debitore di adempiere l’obbligazione (pagare una determinata somma o consegnare una determinata quantità di cose, ecc.), entro il termine di quaranta giorni dalla notifica”. Ratio del procedimento per decreto ingiuntivo è quella di offrire al creditore uno strumento di tutela immediata che gli consenta di acquisire rapidamente un titolo per agire esecutivamente nei confronti del debitore, evitandogli così il pregiudizio derivante dai tempi più lunghi del giudizio ordinario per vedere accertato il proprio credito.


La pillola


amara


Come si ricorderà, ventiquattr’ore dopo la Pec (Posta elettronica certificata) che annunciava la “morte” dell’azienda, la proprietà inviò ai sindacati un’altra mail che rende ancora più amara la pillola.


«Il contenuto? Ci hanno scritto – spiegò nei giorni scorsi Alessandro Contino, segretario della Fim-Cisl Fvg – che gli stipendi di luglio non verranno corrisposti perché liquidità non c’è. Hanno aggiunto che eventuali acconti di stipendi verranno effettuati “appena possibile”. È un’altra doccia fredda».


Sullo sfondo continua ad esserci la disponibilità della Regione a concedere 24 (12 più 12) mesi di contratto di solidarietà. Ma non c’è stata nessuna risposta. A confermare che la volontà della proprietà, sin dal primo minuto, era di chiudere “baracca e burattini”.


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