La Via Sacra di Manacorda: «Sintesi tra Appia e Golgota»

I cipressi del Vallone richiamano il progetto della Via o Zona Sacra pensata per i pellegrini e i reduci in visita ai luoghi della Grande guerra. Il progetto fu abbozzato da Guido Manacorda nella...

I cipressi del Vallone richiamano il progetto della Via o Zona Sacra pensata per i pellegrini e i reduci in visita ai luoghi della Grande guerra. Il progetto fu abbozzato da Guido Manacorda nella primavera del 1919. Volontario bersagliere, Manacorda era un intellettuale e docente di materie umanistiche. Ai quei tempi la statale 55 dell’Isonzo era molto più lunga e congiungeva San Giovanni di Duino a Caporetto. Dal settembre del 1947 si ferma invece alle porte di Gorizia. Il tratto centrale, secondo Manacorda, doveva essere lastricato in pietre «alla maniera romana». Un percorso che si può sovrapporre a grandi linee all’attuale sede stradale. Un sentiero era già solcato in epoca molto remota, poi venne sistemato e lastricato dai Romani. Vienna innalzò il Vallone a strada postale e realizzò il tratto che da Devetaki conduce a Doberdò e di qui verso Selz e Ronchi dei Legionari (negli anni Venti, ancora Ronchi di Monfalcone).

Nella notte dei tempi affondano le deboli radici di una tesi che vuole il Vallone l’antico alveo del Frigido, il Vipacco, se non addirittura dell’Isonzo. Sta di fatto che ai piedi dei tornanti di Sablici sgorga il torrentello Locovaz che sfocia nel sito dell’antico Lacus Timavi dopo appena poche centinaia di metri. Da dove emerge quell’acqua?

Tornando alla Via Sacra il progetto non fu di fatto realizzato. Manacorda cita espressamente i cipressi da piantumare ai piedi del colle del monte Faiti: «Andrà prevista la piantagione di un piccolo bosco di cipressi: una specie di lacus con nel centro un’ara». Ecco come Manacorda immaginava la Via Sacra: «Noi pensiamo che la nuova strada abbia a rappresentare come la conciliazione e la sintesi, compiuta col sangue nostro più generoso, della via Appia e della strada del Golgota; della fierezza e costanza romana e della umiltà e dedizione cristiana. E vorremmo che prendesse il nome nostro di Via Sacra». Manacorda ipotizzava espropri e vincoli di servitù senza badare a spese che, secondo il progettista, non sarebbero comunque state elevate vista la scarsa fertilità dei terreni aridi per natura e sconvolti dalla guerra. (r.c.)

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