La vicenda dell’arcivescovado-lampo
GRADISCA. Una ricerca storica torna a fare luce sulla “misteriosa” vicenda dell'arcivescovado-lampo di Gradisca d'Isonzo. Lo si deve a due brillanti e appassionati studiosi di storia locale, il compianto Luciano Alberton, già amministratore della cittadina della Fortezza scomparso nel 2014, e Vinicio Tomadin che stava lavorando assieme a lui a questa pubblicazione ed ha tenacemente voluto portare a compimento il lavoro svolto con l'amico di sempre. Il volume “Il Vescovado di Gradisca 1788-1791” sarà presentato, a cura della parrocchia del Santissimo Salvatore di Gradisca, lunedi 28 novembre alle 18.30 proprio nella chiesa del Duomo. Presenterà l'opera il prof. Ivan Portelli. Un titolo prettamente onorifico, retaggio dei tempi in cui la città fu sede della Diocesi congiunta di Gorizia e Gradisca., e che pure sopravvive ancor oggi. Correva l'anno 1788 quando l'imperatore Giuseppe II decise di sopprimere la cattedra di Gorizia, ritenendola troppo decentrata, e di trasferirla nella Fortezza. Ciò creò un caso diplomatico fra l'Impero e la Santa Sede, di cui si occupò il pontefice Pio VI in persona. Ma la storia si fa ancor piu' curiosa, e racconta di una Diocesi gradiscana durata pochi giorni: la cattedra fu affidata a mons.Filippo conte d’Inzaghi, nato in Stiria da nobile famiglia di origine lombarda. Prima dell’insediamento, egli visitò più volte la fortezza e la chiesa parrocchiale di San Salvatore, che diventando cattedrale, fu dedicata agli apostoli Pietro e Paolo. La solenne cerimonia dell'insediamento si svolse il 26 aprile 1789, ma il neo-vescovo Filippo conte d'Inzaghi non rimase a Gradisca che per poche ore a causa delle forti pressioni politiche.
Luigi Murciano
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