La villa di Delneri diventa area di ricerca

di Elena Placitelli
AQUILEIA
La Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia avvierà nuovi sondaggi nel cortile della casa dell’ex tecnico della Juventus, Luigi Delneri, dove è appena venuta alla luce l’ultima grande scoperta di Aquileia. I sondaggi serviranno per tracciare una mappa all’interno della proprietà privata, vincolata da tempo, al fine di indicare sia le aree da tutelare, dove verrà vietato qualsiasi intervento, sia quelle libere da reperti archeologici. In questo modo si verificherà l’eseguibilità dei lavori richiesti dal “mister” per ristrutturare la sua casa senza danneggiare i reperti. Intanto l’antico edificio del IV secolo d.C., rinvenuto nel cortile a 2 metri di profondità, una volta documentato sarà di nuovo coperto perché non ci sono le condizioni necessarie per la sua valorizzazione. All’indomani della scoperta nell’abitazione di Delneri, la Soprintendenza, che dirige scientificamente i lavori effettuati dalla ditta ArcheoTest, ha spiegato i futuri sviluppi e i “retroscena” che hanno fatto rinvenire il prestigioso reperto. In sostanza, l’ex allenatore bianconero non ha resistito al fascino del pozzo artesiano. Nel cortile della sua casa aquileiese, infatti, il grintoso mediano dell’Udinese voleva scavare uno di quei pozzi che caratterizzano la Bassa friulana. Per questo motivo dunque sono iniziati i lavori nella villa di Delneri, che in pieno centro storico fa da angolo tra via Popone e la pasticceria davanti alla Basilica.
Essendo la casa vincolata dalla Soprintendenza, il “mister” ha chiesto l’autorizzazione per avviare l’intervento. Solo che, prima ancora che si trovasse l’acqua, sono spuntati i resti dell’antico edificio, che fu riutilizzato anche nei secoli successivi all’incendio del re Unno del 452 d.C. Se comunemente si dice che «dove passa Attila non cresce più l’erba», la scoperta nella casa del “mister” testimonia il contrario, dando notevole impulso alla ricerca archeologica, che attualmente concentra le sue energie su Aquileia altomedievale, ancora poco documentata rispetto alla precedente età imperiale. «Ricevuta la richiesta di Delneri - spiega Marta Novello, archeologa collaboratrice esterna della Soprintendenza – abbiamo avviato il sondaggio archeologico per verificare se nel sottosuolo di quell’area vi erano reperti e se il pozzo artesiano si poteva scavare». In questo modo è venuta alla luce la porzione dell’edificio del IV secolo d.C., coperto da un mosaico ornato di crocette nere su sfondo bianco. All’interno del vano è stato ritrovato un muro, utilizzato nei secoli successivi all’arrivo di Attila, a dimostrazione che ad Aquileia la vita continuò anche dopo la discesa degli Unni, soprattutto nell’area circostante la Basilica cristiana, nuovo polo di aggregazione della città tardo antica, medievale e moderna.
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