L’alimentari porta a porta getta la spugna

Sergio e Mirella chiudono la bottega che in via Randaccio aveva resistito con la spesa a domicilio
Di Ciro Vitiello
Bonaventura Monfalcone-30.06.2015 Negozi in chiusura-Alimentari-Via Rismondo e Hi-Fi club-Viale San Marco-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-30.06.2015 Negozi in chiusura-Alimentari-Via Rismondo e Hi-Fi club-Viale San Marco-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Da ieri giù le serrande di un altro “piccolo” negozio di alimentari nel rione centro a Monfalcone. Nulla ha potuto contro la crisi economica, la concorrenza dei supermercati e di fronte all’impossibilità finanziaria di acquistare l’immobile messo in vendita dal proprietario. Una notizia che potrebbe sembrare di routine di questi tempi, se non fosse che la chiusura dell’esercizio ha scatenato subbuglio e malumore da parte dei residenti della zona, oramai “orfana” del proprio “supermarket” a quattro passi da casa. Da questo momento, infatti, per fare la spesa, occorre mettersi in auto e spostarsi.

C’era la fila di gente nella mattinata di ieri, ultimo giorno di lavoro del negozio “Alimentari Puntin” in via Randaccio. Era clientela di sempre, in una zona abitata in particolare da tanti anziani che avevano la possibilità di fare acquisti giornalieri sotto casa. Era, insomma, una piccola-grande bottega, ma che aveva di tutto per soddisfare le richieste. Anche frutta e verdura dei contadini della zona.

Attività chiusa dopo 33 anni di lavoro, dunque. I clienti hanno cercato nei giorni scorsi di far desistere da questa decisione i titolari, Sergio e Mirella Puntin, ma non c’è stato nulla da fare. I piccoli negozi, in particolare quelli dei rioni, sono i primi a pagare il “pedaggio” della crisi, in quanto non sono in grado di competere con le grandi catene dei supermercati.

Lacrime, commozione e strette di mano per il commiato. Le vetrine del negozio, in segno di ringraziamento, sono state tappezzate da centinaia di cartoline spedite in tutti questi anni dai clienti da ogni parte d’Italia e dall’estero. Fra queste anche alcune dal Giappone, dai Paesi arabi, dall’Europa e dalle Americhe. Insomma, una storia d’altri tempi. «Negli ultimi anni – spiega Sergio Puntin – si sopravviveva anche se c’era un calo di vendite. Riuscivamo a vincere la concorrenza anche perché nella zona, essendoci diverse famiglie anziane, oltre alla normale clientela, c’era un servizio di consegna a domicilio gradito sia a noi, che ci spronava a continuare, che a diverse persone le quali per vari motivi avevano difficoltà a spostarsi dal loro appartamento. Tanti non guidano neanche più l’auto e riescono a spostarsi solo a piedi. Avevamo creato – aggiunge Sergio Puntin – il cosiddetto “Negozio amico”, cioè il servizio di consegna della spesa a domicilio». Ma qual è stato allora il momento più brutto dopo la scelta? «La decisione – afferma la signora Mirella, alla quale spunta una lacrimuccia - di informare i clienti della chiusura del negozio. Con tutti avevamo soprattutto un rapporto familiare e affettivo. Poi oggi, l’ultimo giorno di lavoro, ho un nodo alla gola che non passa». Malcontento, dunque, di tutti i residenti della strada che da via Toti arriva fino alla stazione dei treni, anche perché non è previsto al momento nessuna sostituzione dell’attività in quel posto. «Per noi – sottolinea Fiorenza, una professoressa di matematica – questo è più di un semplice negozio. È una famiglia allargata, con le caratteristiche di una volta. La gente, in attesa di essere serviti – afferma ancora - scambiava qualche parola, si parlava di cose belle, di brutte, di malanni e di gioia tutto in amicizia dove regnava discrezione e disponibilità. Tutto restava fra queste mura e nessuno si permetteva di parlare oltre il negozio. Proprio come in una vera famiglia».

Se da un lato continuano a chiudere diversi esercizi commerciali, dall’altro però si comincia a notare un’inversione di tendenza con qualche nuova apertura: una gelateria in viale San Marco, una pizzeria in via Roma e un negozio di abbigliamento Benetton in via Duca D’Aosta, nuova gestione. Il commercio prova a difendersi.

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