«L’Alzheimer si combatte con le emozioni»

Utilizzare le emozioni, la loro concatenazione, i ricordi che ne stanno alla base. È questa l’essenza del metodo “Validation” - strumento per affrontare le problematiche della demenza senile e in particolare dell'Alzheimer - perfezionato dalla studiosa statunitense Naomi Feil, che oggi all’hotel Savoia spiegherà i dettagli scientifici. E il livello internazionale della Feil, esperta mondiale in materia, non ha mancato di attirare l’attenzione sulla giornata di studio. «Abbiamo più di 200 prenotazioni di operatori del settore - conferma Raffaella Del Punta, presidente dell’Azienda pubblica di servizi alla persona Itis, che ha organizzato la tappa triestina - A Trieste e in tutto il Friuli Venezia Giulia il problema è molto sentito, vista la presenza di un gran numero di persone anziane».
Entrando nel merito del tema, Del Punta spiega che «si tratta di ripristinare un canale di dialogo con persone che altrimenti, a causa delle loro difficoltà cognitive, resterebbero isolate dal mondo che le circonda. Oggi all’Itis - spiega - abbiamo tre insegnanti che utilizzano questo metodo e, considerando che in Italia complessivamente ce ne sono solo sei che lo applicano, questo significa che esiste una chiara volontà dell’Itis di puntare sulla crescita scientifica». In questo contesto si inserisce la collaborazione con il Castellini di Melegnano, unico istituto finora autorizzato a utilizzare il metodo “Validation” in Italia.
Nella presentazione del corso Naomi Feil, anticipando in parte i temi che saranno approfonditi e sviluppati oggi, si è soffermata su alcuni aspetti: «Bisogna capire come si comportano gli anziani afflitti da demenza e in particolare dall’Alzheimer. Si parte dall’empatia, dall’orientamento alla realtà, spiegando loro - sostiene - che le richieste impossibili, del tipo “voglio vedere mia mamma”, fatte da persone molto anziane che i genitori li hanno persi molto tempo fa, non possono essere soddisfatte. Ma, per centrare questo obiettivo serve far utilizzare alla persona in difficoltà le emozioni sopite». Non si dicono bugie, ma si cerca di spostare l’argomento. Ecco che ad esempio la frase “Vorrei vedere i miei bambini che sono soli a casa” significa che «la stessa porta alla superficie vecchie emozioni e preoccupazioni - spiega Feil - Allora basta rispondere che “a casa è tutto a posto, c’è chi bada a loro”. Ma ci sono molti livelli di coscienza e si può cercare di far navigare le persone fra essi, per farli stare meglio. Con il mio metodo - dice la studiosa americana - le persone anziane smettono di individuare un colpevole, ma si cerca di stabilire con loro un piano di comunicazione».
Ugo Salvini
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