L’angelo della scuola che adora i gialli

di LILLI GORIUP
«Manu, mi servono quattro fotocopie», dice Elisa, nome a caso, anni 12. «In arrivo!», le risponde sorridente Emanuela Nicheli, che di anni ne ha 52. Quel sorriso sincero è il segno della gratitudine verso la vita di chi per tanti anni ce l’ha avuta precaria, la vita. E oggi svolge il suo lavoro al meglio, consapevole che il posto fisso equivale ad aver trovato un tesoro.
L’amicizia poi non ha età, e darsi del “tu” è la norma, tra gli alunni della scuola media Divisione Julia e la loro collaboratrice scolastica preferita. Ogni mattina, al suono della campanella, i ragazzi si riversano nei corridoi. Mentre si accalcano per entrare nelle aule, sul loro cammino incontrano Emanuela e le riservano un saluto in codice. Uno per uno le battono il cinque e poi ripetono il gesto a pugno chiuso, facendo cozzare le nocche delle dita contro le sue. Quel rito gergale ripetuto quotidianamente restituisce la misura dell’affetto che provano. «Durante le pause, poi, si ride e si scherza. Ho lavorato per anni alle elementari e là il rapporto con gli studenti era diverso. I bambini più piccoli tendono a cercare figure di riferimento. Alle medie, al contrario, si pongono nei miei confronti già alla pari. E preferisco questa seconda versione» racconta Emanuela.
Alla fine della sesta ora la campanella annuncia l’agognata uscita di scuola e il saluto si ripete con ancor maggiore entusiasmo da parte degli studenti. Quel che non sanno è che Emanuela e le sue colleghe rimangono invece lì.
Veri e propri angeli custodi dell’istituto, vegliano sulle classi deserte e silenziose, rendendo possibile dal punto di vista tecnico il regolare svolgimento delle lezioni, il giorno successivo. Con un lavoro che rimane in gran parte invisibile. Attenzione, però: guai a chiamarle bidelle. «Noi siamo le collaboratrici scolastiche», dice fiera Emanuela.
Il suo turno inizia alle 7.30. Per arrivare puntuale si alza due ora prima: da anni abita nel comune di Duino Aurisina, assieme ai genitori, di cui ha scelto di prendersi cura. Tutte le mattine si mette alla guida del suo “bolide” per raggiungere il posto di lavoro: mezz’ora di strada. Si sveglia all’alba per giocare in anticipo nell’eterna lotta contro il peggiore incubo della pendolare automunita: «Trovare parcheggio». Emanuela scherza ma non si lamenta.
Non ha sempre fatto la bidella: prima, per tanti anni, è stata una lavoratrice precaria. Conosce il sacrificio e il sentimento d’incertezza verso il futuro: "Oggi mi considero fortunata. Un’assunzione come collaboratrice scolastica di ruolo equivale ad aver vinto la lotteria, visto come va il mondo, tra crisi, disoccupazione e giovani disperati».
La vita di Emanuela è cambiata nel 1999: «All’epoca facevo la commessa stagionale in un negozio di articoli da spiaggia. Un giorno mi hanno chiamato sul telefono di casa, come si usava quella volta, per offrirmi un contratto annuale da collaboratrice scolastica, in una scuola elementare di Cattinara. Avevo depositato la domanda nel 1980 presso l’allora provveditorato. Poi, col passare degli anni, me ne sono dimenticata. Quella telefonata è stata una vera sorpresa, inutile dire che ho subito accettato».
Ha dovuto però attendere altri dieci anni per la vera svolta: «Nel 2009 sono diventata di ruolo. Ho tirato un sospiro di sollievo. Sin dal primo contratto a scuola mi è andata di lusso: sono sempre stata assunta dal 1 settembre al 31 agosto, senza rimanere disoccupata. Ma l’indeterminato è un’altra storia».
La mattina trascorre tra fotocopie, circolari da distribuire, ragazzi da andare a chiamare quando i genitori vengono a prenderli per un’uscita anticipata. «Il nostro lavoro è sempre doppio: c’è la parte amministrativa che si affianca a quella delle pulizie». Tra tutte le scartoffie da sbrigare, le pulizie sono l’ultima delle preoccupazioni, almeno in questa prima parte della giornata. L’atrio o le scale si spazzano nei ritagli di tempo.
Alle 9.30 Emanuela si concede la prima, veloce pausa in compagnia, davanti alla macchinetta del caffè: un piccolo rituale ripetuto ogni mattina, tanto che lei e le sue colleghe hanno imparato a memoria il codice corrispondente a ogni prodotto. «Vuoi un 14 o un 11 senza zucchero?», le domanda, in dialetto, una collega.
La prossima sosta sarà verso le 11.30: le loro “ricreazioni” non coincidono mai con quelle degli studenti, perché in queste ultime occasioni le collaboratrici scolastiche devono sorvegliare i bagni. A fine mattinata Eleonora inizia a svuotare i cestini.
Dopo l’ultimo breve intervallo delle 12.45, per gli alunni che hanno la sesta ora di lezione, Emanuela può iniziare a pulire in maniera approfondita le aule già vuote. «I banchi non sono mai a posto!» sorride. Spegne una luce dimenticata accesa. Sposta i banchi da una classe a quella in cui sta per svolgersi un laboratorio pomeridiano: quando questo sarà finito sarà ancora lei a rimettere tutto in ordine. E domani nessuno degli alunni sospetterà che il banco su cui avrà preso posto, come ogni mattina, il pomeriggio precedente se n’è andato in giro per mezza scuola.
Oggi Emanuela stacca alle 14.42. Le dà il cambio una collega che ne avrà fino alle 19. Segue tappa al bar Europa, quello di fiducia, per una fetta di torta e un caffè. «A fine turno ormai mi è passata la fame. Arrivo a casa verso le quattro meno un quarto: l’idea di prepararmi un vero pranzo è improponibile». A casa l’aspettano i genitori. Il papà, soprannominato il “re delle polpette”, sta cucinando la sua specialità. Emanuela invece sbriga le faccende domestiche che non ama lasciare in arretrato: «Arrivata a casa mi metto subito all’opera: se mi siedo non mi alzo più». Trova pure il tempo di telefonare ad Alessandra, l’amica di una vita: «Ci conosciamo da quarantaquattro anni. Ha un’attività a Trieste: qualche pomeriggio mi fermo da lei. Le faccio compagnia in negozio oppure andiamo a fare la spesa assieme».
Per il resto, le uscite sono rimandate al fine settimana e, soprattutto, alla bella stagione: «Il mare per me inizia a maggio, al Pedocin per comodità, oppure a Sistiana, la mia spiaggia preferita». Prima delle 21.30 Emanuela non è mai a letto. «La mia passione sono i gialli, in tutte le forme: romanzi, film e telefilm. Se la sera non sto leggendo, significa che la televisione è sintonizzata sul canale “Top crime”».
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