L’apertura della nuova ala preoccupa la polizia penitenziaria



Non si placa, e se possibile si acuisce ancora, l’emergenza personale nella casa circondariale di Gorizia. Dove gli agenti di polizia penitenziaria continuano a lavorare sotto organico, e dove l’ormai prossima apertura dell’ala ristrutturata del carcere (con conseguente aumento dei detenuti) è destinata a complicare ulteriormente la situazione. Di tutto questo hanno parlato ieri mattina i sindacati al prefetto Marchesiello, in un incontro che ha visto nel palazzo del Governo di piazza Vittoria Leo Angiulli e Antonio Patrissi dell’Uspp, Igor Zoch dell’Osap, Giovanni Altomare e Luigi Zucchetto del Sappe Fvg, Alessio Macor e Antonietta Esposito della Fns Cils e Franco Mauro della Uil Penitenziari. Un incontro fortemente voluto dai sindacati per “rappresentare le criticità del personale”, costretto ad operare su tre turni di almeno 8 ore (anziché i quattro di 6 previsti) coprendo diversi posti di servizio al tempo stesso.

«Oggi l’organico è composto da 34 unità, mentre i detenuti sono circa una trentina – hanno spiegato ieri i rappresentanti sindacali –, quando per garantire il livello minimo di sicurezza dovremmo avere un organico di almeno 65 unità. Questo la dice lunga sulle condizioni in cui gli agenti sono chiamati ad operare. E se già in questo momento la situazione è estremamente complicata, il vero problema arriverà a breve, visto che nelle prossime settimane (forse anche già entro la fine di febbraio, ndr) è prevista l’inaugurazione e la riapertura della parte ristrutturata del carcere di via Barzellini: a quel punto i detenuti saranno come minimo il doppio di quelli di oggi, mentre l’organico non solo non pare destinato ad aumentare, ma perderà ancora qualche componente per quiescenza». Anche per questo motivo, i sindacati – che hanno ottenuto dal prefetto l’impegno a stilare una relazione destinata al Ministero – sono pronti ad attivare uno stato di agitazione, se a breve, quantomeno entro l’apertura della nuova ala della struttura di via Barzellini, non arriveranno risposte concrete a questi problemi. «A fronte di un aumento delle competenze e degli adempimenti da svolgere – spiegano ancora le forze sindacali – abbiamo assistito ad una costante e grave diminuzione del personale. Per non parlare delle condizioni in cui sono ridotti ormai da anni e anni gli spazi in cui gli agenti lavorano, che non sono a norma. Tanto che non esitiamo a parlare di condizioni di “illegalità” all’interno della struttura».

A queste criticità si aggiungono poi quelle amministrative: la casa circondariale è guidata da un reggente, Alberto Quagliotto, che regge anche gli istituti penitenziari di Pordenone e Treviso, e manca la figura di un economo, con le conseguenti complicanze anche sulle spese di ordinaria amministrazione. –



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